“Parigi o cara” di Alberto Arbasino: recensione libro
Giù il cappello di fronte ad Alberto Arbasino. Cosa si può ancora dire di “Parigi o cara”, un libro che avrò letto almeno tre o quattro volte e che non escludo di rileggerlo per la quinta?
Parigi o cara di Arbasino
Quale affresco migliore della Parigi e della Costa azzurra fine anni cinquanta e inizio anni sessanta, del secolo scorso, potete trovare escludendo queste cronache del poeta negli innumerevoli incontri da lui fatti? Miller, Cèline, Simenon… Renoir.
E allora quando incontra Georges Simenon dal barbiere dove è stato accompagnato dalla moglie con uno chignon alto almeno venti centimetri (la Petronilla della nostra infanzia annota Arbasino), questi tra una cosa e l’altra pontifica : “Gli scrittori sono dei noiosi insopportabili che perdono il loro tempo in chiacchere inutili; e stanno lì a raccontarsi per ore dei romanzi che poi naturalmente non scriveranno mai. I caffè letterari, li brucerei tutti!”. Oppure Henry Miller che invece incontra in riviera tra i “vialetti e le palme di un magnifico albergo agli inizi della collina” e che così descrive “…passeggia cautamente in giacca blu e camicia a grandi scacchi grigi, cravatta rossa di foulard, gilet di velluto a coste color mostarda, nel profumo acutissimo dei gelsomini: vecchietto magro e cortese”.
E questo vecchietto magro e cortese, autore del censuratissimo Tropico del cancro, azzarda : “Leggo poco, pochissimo. Da giovane divoravo tutto, senza criterio. Poi mi sono stufato. Però mi piace qualunque cosa, praticamente, perché sono liquido e flessibile. E mi piacciono soprattutto i miei opposti…”.
Basta, se volete qualche altro ragguaglio compratevi il libro, che tra l’altro non penso costi molto visto che nel retro copertina vengono riportate ventiduemilalire.
Finisco con Ferdinand Cèline che tra qualche disillusione e qualche strascicamento di ciabatte tra i gatti affamati dichiara quasi sottovoce : “Ma io sono soltanto uno stilista. Per questo non scrivo romanzi… M’importa solo il colore, il mistero delle emozioni e delle parole… Soltanto questo si dovrebbe vedere in tutti i miei libri…”.
E quando si arriva alle ultime domande sciocche, inevitabili (si chiederanno i suoi progetti?), risponde “morire”.
Ribadisco… giù il cappello!
Paolo Marengo
“Parigi o cara” di Alberto Arbasino, edizioni Adelphi. La Linea d’Ombra.