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“La bambina che non esisteva” di Siba Shakib: recensione libro

“La bambina che non esisteva”, di Siba Shakib, è una storia vera di coraggio e di lotta. La lotta di una bambina consapevole dei propri diritti e del proprio posto nel mondo.

Capitolo dopo capitolo, il libro ci restituisce un susseguirsi intenso di emozioni, attraverso l’avvicendarsi di situazioni che lasciano con il fiato sospeso e con il desiderio forte di scoprire cosa accadrà.

Lo stile narrativo è particolare, con l’utilizzo del tempo presente che dona la sensazione di un narrare immediato il quale ci permette di immergerci nella storia come un tuffo nelle incognite del mare. I dialoghi sono presenti ma paiono sussurri di una voce fuori campo. L’autrice, inoltre, descrive con espressioni molto intense gli stati d’animo dei protagonisti ma anche i paesaggi e la natura che fanno da sfondo alla storia.

Hai visto? chiede. È soltanto una femmina.

Il comandante tace.

Suo figlio è una femmina.

Nascere donna in Afghanistan. Tanto basta per essere condannata a una vita di sofferenze, di ingiustizie, di mancanza di diritti. Daria lo sa bene e per questo, durante la gravidanza prima e il travaglio dopo, spera con tutte le forze che il suo primogenito sia un maschio. La sua invocazione, però, non viene ascoltata e a nascere è Samira.

Il marito di Daria, però, è un giovane e valoroso comandante, non un uomo qualsiasi, e accettare una figlia femmina, per giunta primogenita, non è assolutamente possibile.

Ecco che, quindi, l’uomo prende una decisione che condizionerà per sempre la vita della sua bambina. Samira sarà cresciuta come un vero e proprio maschio e si chiamerà Samir. Dovrà imparare a cavalcare, a cacciare, a sparare. Un giorno potrebbe dover prendere il posto del padre e l’unica scelta giusta è quella di fare di lei un uomo.

Samira segue gli insegnamenti del padre, lo venera come un dio, diventa un ragazzo forte, bello, valoroso. Ma la vita, si sa, è sempre pronta a mischiare le carte e a redistribuirle in modo fantasioso e imprevedibile. L’esistenza della ragazza prende una piega diversa e continuare ad assecondare un percorso così particolare diventa sempre più difficile.

Pagina dopo pagina, viviamo i sentimenti e i conflitti interiori che turbano profondamente Samira/Samir. Viviamo i suoi dubbi, le domande a cui nemmeno la madre tanto amata può rispondere, i primi turbamenti del cuore che non sa bene neanche lui dove deve e può guardare.

Riusciamo a vedere Samira con gli occhi delle persone che le ruotano intorno, che la invidiano, la rispettano, la amano. Ci addentriamo in ogni piega del suo animo, vorremmo allungare una mano per carezzare il suo viso, proviamo a starle accanto e a darle coraggio.

Gli ultimi capitoli sono un susseguirsi di cambiamenti, di scoperte, di nuove consapevolezze.

La vita tra le montagne dell’Afghanistan è dura, drammatica per le donne. Sembrano non esserci vie d’uscita, possibilità di rivincita, tutto è già stato scritto e bisogna solo ubbidire. Eppure, nonostante quello che, a volte, si ostinano a volerci far credere, il cambiamento è possibile, anche in situazioni avverse ed estremamente difficili da affrontare. I sogni vanno sognati, accarezzati e alimentati. I desideri possono essere realizzati anche tra le asperità di luoghi dimenticati e tra mille ostacoli.

Non permettere mai a niente e nessuno di fermarti. Cammina a testa alta. Non pensare mai che una missione, una strada, una decisione è troppo grande per te. Per quanto lungo possa essere un viaggio, se credi che sia quello giusto, intraprendilo.

Samira non sa perché il nonno le dica cose così potenti ma quelle parole entrano nel suo corpo e nel suo animo, sedimentano e fioriscono lentamente. Lei, in realtà, era pronta ad accoglierle già da tempo ed è per questo che il suo coraggio e il suo desiderio di rivincita prendono il sopravvento. Sa cosa deve fare, forse l’ha sempre saputo e ora non è più possibile rimandare. Nonostante gli eventi la spingano da tutt’altra parte, la sua intelligenza e la sua caparbietà la conducono verso la vera vita: quella che merita e a cui non ha più intenzione di rinunciare.

Siba Shakib, regista e documentarista, è nata in Iran e ha vissuto per molto tempo in Afghanistan. Ha girato importanti documentari per testimoniare la vita del popolo afgano e, soprattutto, la drammatica condizione delle donne. Vive tra New York, l’Italia e Dubai.

 

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