Come si affonda in pochi minuti una flotta di navi di stazza ipertrofica?
Lo so, avete risposto: “Pearl Harbor”… lasciamo stare il Sol Levante e dirigiamoci verso un sole caraibico.
La risposta è: basta offrire una crociera extra lusso, 7NC, a David Foster Wallace e chiedergli in cambio un reportage narrativo.
Una cosa divertente che non farò mai più
Wallace, imbarcate le sue molte fobie, è tanto divertente quanto caustico a farsi beffe dell’industria del servilismo e del relax forzato, ma spero che il divertimento non vi faccia perdere la bussola e che sappiate apprezzare l’essenza di questo viaggio tra nuove caste e vecchi Paria, tra mogli costrette a incarnarsi in barzellette e bambine che giocano a scacchi col loro muto personal coach alle spalle. Un viaggio al seguito di un esercito di professionisti della vacanza che marcia, armato del sorriso d’ordinanza, in ciabattoni e calzino bianco, a piantare la bandiera dell’opulenza sulle immacolate spiagge della povertà, condotti alla vittoria da “raybanspecchiati” ufficiali, tronfi nelle candide uniformi gallonate.
Un’analisi irriverente e spietata di una mandria inamidata, ma quanto mai bovina nel provare vergogna per la mancanza dello smoking altrui, ma mai dell’inadeguatezza di se stessa. E sono certo che, come me, durante la lettura sarete più volte tentati dall’idea che un iceberg possa resistere alle elevate temperature dei Caraibi per farsi Locomotiva e far trionfare la giustizia proletaria.
“Una cosa divertente che non farò mai più” di David Foster Wallace, edizioni minimum fax. I libri di Riccardo