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“Un solo paradiso” di Giorgio Fontana: recensione libro

“Un amore folle in un tempo piccolo.

Alessio è il protagonista ma non è lui a raccontare questa storia. Questa storia è il racconto di un racconto di un incontro tra quelli che si dicono due amici ma che tempo e vita hanno allontanato.

In una Milano austera e quasi divertita nel far perdere e disperdere i suoi abitanti, Alessio è la classica persona distaccata e disincantata che comprende poco gli entusiasmi dell’amore. Ed è proprio lui che viene catapultato in (cito il testo di una canzone) “un amore folle in un tempo piccolo”.

È lui che racconta al narratore, durante un incontro casuale, gli attimi in cui si toccano le folli ed altissime vette di un amore che si crede profondo, duraturo, reciproco e il nero tempo dilatato della discesa e dell’annientamento quando questo amore smette di esistere in un soffio.

Giorgio Fontana

“Si sopravvive a tanti inferni, e non a un solo paradiso.”

Un solo paradiso è un romanzo di distruzione e annullamento alcolico e personale, avvolto da una liricità nostalgica, dolorosa, intima.

Una storia di amore, amicizia, solitudine, dei rispettivi significati, sinonimi e contrari, ma è anche una storia sul concetto, molte volte astratto, della reciprocità.

Alla voce reciprocità, il dizionario recita: Il rapporto dinamico di parità che collega nella stessa forma o nella stessa misura i rapporti esistenti fra due soggetti.

Io dico: in quanti, oggi, si assumono la responsabilità dell’esistenza di un’altra persona e dei suoi sentimenti? In amore o in amicizia, non importa, è la stessa cosa. Quanti dicono frasi fatte, tanto per dire, o danno un significato o un diverso peso a ciò che dicono? Quanti dizionari sentimentali ci sono a questo mondo? E quante delusioni e cadute e fratture irreparabili posso creare?

Chi risarcirà Alessio delle sue conseguenze se non esiste un tribunale per queste cose?

Chi c’era con lui quando ne aveva più bisogno? Cosa si vede prima tra una gamba ingessata ed un cuore spezzato?

Siamo tutti bravi a parlare senza conoscere i dizionari dei nostri interlocutori, senza nemmeno pensare che ce ne siano degli altri oltre al nostro, senza curarci del dolore che possiamo procurare.

Siamo soli ed egoisti.

E nella totale solitudine uno sceglie la sua dimensione.

“Per gli anni della nostra giovinezza, dove la presenza era essenziale – e lo sarebbe diventata ancora di più in seguito – svanire appariva il più grande dei peccati.”

Soundtrack: Un tempo piccolo – Tiromancino

“Un solo paradiso” di Giorgio Fontana, edizione Sellerio Editore. S(qui)libri.                                                           

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