“Tre cene” Francesco Guccini: recensione libro

E se vi chiedessi che tipo di andamento ha l’esistenza… molti risponderebbero “lineare” e avvertirebbero questa linearità come una sorta di inappellabile condanna: Cloto fila e Atropo taglia. Non che io e Guccini possediamo sistemi per far sparire le forbici di Atropo, anche se a casa mia le forbici spariscono spesso, in quella di Guccini non so, ma so che Guccini ha una visione circolare dell’esistenza. Del resto la visione circolare è tipica degli affabulatori, antichissima e rispettabile categoria professionale. Ora, non so se vi piace essere affabulati, io lo adoro, ma so che se vi piace essere affabulati, queste tre storie, come hanno fatto al caso mio, faranno al caso vostro.

Guccini, Guccini… certo che ascoltando narrare Guccini la “erre” la senti, ascoltando narrare Guccini il dialetto lo senti, anche se rimane come mero eco e non condiziona la fruibilità del racconto, e il fiasco di vino lo vedi, e Pàvana la vedi, lì sul tavolo, il fiasco non Pàvana, e sai che le sue storie cominciano e non finiscono, cioè finiscono e ricominciano, cioè finiscono e tu vorresti ricominciare a sentirle, perché sembrano favole, “zingarate” come le chiama l’affabulatore nel libro, e invece nelle sue favole c’è la storia, quella con la maiuscola, quella che, a differenza delle favole, viene troppo spesso dimenticata, quella che tanti vorrebbero sforbiciare per tagliarla e cucirla a uso e consumo di qualcuno o qualcosa.

E così quasi tutto il Novecento diventa favola, dalle povere cene ricche degli anni Trenta alle ricche cene povere degli anni Settanta. C’è divertimento e disincanto in queste tre storie, nel ricordo di un mondo che non c’è più e c’è “pietas” per chi con quel mondo se n’è andato. Una galleria di personaggi autentici, tagliati di netto, come fa il filo con la polenta, grondanti di pregi e difetti come fa il sugo sulla polenta, difetti da annegare in litri di vino che profuma di donne, di donne che ritornano come le storie, che come Le Passanti lasciamo andare in gioventù per avere qualche rimpianto in vecchiaia, perché anche i rimpianti, come gli acciacchi, in vecchiaia aiutano a sentirsi vivi.

Per chiudere il secolo che ci siamo lasciati alle spalle? …un Alchermes e questo libro di Guccini, e buona digestione, se vi pare.

“Tre cene” di Francesco Guccini, edizioni Giunti. I libri di Riccardo

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