“Tre camere a Manhattan” di Georges Simenon: come trasformare l’amore

Se questa recensione vi annoierà, cosa probabile, meglio un Maigret…

Georges nutriva molte perplessità su questo romanzo scritto di getto e in parte autobiografico, visto che fa riferimento al tormentato rapporto con la sua seconda moglie, Denyse Ouimet. I lettori, invece, lo hanno promosso a pieni voti fino a farne oggetto di culto destinato a spiccare nella sua pur vasta produzione.

Tre camere a Manhattan di Georges Simenon

tre camere a manhattan georges simenonQualche perplessità la nutrivo anch’io nel rileggerlo a distanza di anni, certo che mi sarebbe mancata la consueta ambientazione nella provincia francese, o la capacità di Georges di trasformare Parigi in provincia . Altrettanto dicasi per quell’intonazione noir che quasi sempre aleggia, magari solo come minaccia, anche nei suoi romanzi non polizieschi.

Eppure non mancano i tòpoi dello scrittore belga: la solitudine e l’amore, forze contrapposte e destinate a elidersi, sublimate con rigore scientifico e profondità psicologiche da esperto palombaro della mente umana. Così Manhattan, che pure ha un peso rilevante nel titolo e nello svolgimento della vicenda, viene prevaricata dai sentimenti di cui si diceva, e la tensione narrativa si concretizza nel loro camminare costantemente sul ciglio dell’ossessione e del parossismo.
Al lettore il compito di misurare scelte e comportamenti di Frank e Kay con un vecchio metro di legno dell’epoca, e prevenire le perplessità che potrebbero derivare dall’uso di uno strumento attuale di fronte a gelosie retroattive e atteggiamenti vagamente maschilisti.

Un romanzo straordinario che trasforma l’amore in un percorso fatto di passi frettolosi o misurati, fermate, tentennamenti e ripensamenti. Un percorso costellato di “manhattan”, utili ad annacquare le molte paure e trovare quella disinvoltura che finisce per fondere due modi d’incedere in andatura comune. Un percorso necessario a comprendere che l’amore non è punto di partenza, ma punto d’arrivo, che qualcuno precederà l’altro e dovrà rassegnarsi ad attendere e scoprirne l’immanenza nell’assenza.

Uno di quei romanzi che, appena chiusi, già sappiamo che troverà un posto nello scaffale più a portata di mano della nostra memoria.

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“Tre camere a Manhattan” di Georges Simenon, Adelphi Edizioni. I libri di Riccardo

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