“Tralummescuro” di Francesco Guccini: recensione libro

“Tralummescuro” è quella particolare luce che, all’imbrunire, precede il calare del sipario sul giorno e anticipa l’oscurità della notte, e proprio di tramonto trattano le meravigliose pagine dell’ultima fatica letteraria di Francesco Guccini.

Un paese che tramonta

tralummescuro di francesco gucciniIl tramonto di un paese. Soprattutto il tramonto di una civiltà, il tramonto della civiltà contadina.
Un tramonto amaro, per chi come Francesco quella civiltà l’ha vissuta da protagonista, ma “madeleine” avvelenata anche per chi, come me, l’ha solo sfiorata da curioso ragazzo di città in visita a parenti, spesso intimorito dalla violenza e dalla durezza di quel microscopico universo, eppure catturato come le mosche che vedevo pendere dai soffitti, tristi stelle ormai spente. Ho visto molte delle cose narrate e rimpiante in questo libro, un libro poetico, a tratti ricamato con garbata e malinconica ironia, un libro che mi ha riconsegnato le pirotecniche sonorità linguistiche e narrative di Croniche Epafaniche, il libro con cui tutto è iniziato tanti anni fa.

Perché questo libro è soprattutto un viaggio tra le parole. Anzi un girovagare tra le parole, incedere più riflessivo, in ossequio a tempi che avevano i loro tempi. Come non apprezzare la possibilità di gettare un ultimo sguardo a un mondo che non c’è più, un mondo ormai trasformato in passato remoto, quasi in favola, e guardarlo con occhi invecchiati del bambino che rimpiange il proprio tempo e i tempi che furono.

I tempi che furono

Tempi in cui il ballo era cosa proibita e peccaminosa, secondo Don Quinto, e i mulini servivano a dar da mangiare a molti e non a macinare quattrini per pochi esperti di marketing. Tempi in cui si andava a scuola con in mano un pezzo di legno come contributo al comune tepore, tempi in cui le donne scrutavano il cielo per proteggere la gallina nella prima uscita coi pulcini, tempi in cui le maestre avevano un’impostazione prussiana e quelli che avrebbero proseguito gli studi, “andavano via di latino che sembravano unti”. Tempi molto diversi da quelli odierni, dove anche la volpe si è fatta mendìca e s’aggira intorno ai cassonetti come un povero senzatetto.

Questa era Pavana… Pàvana, non Pavàna, Vacca d’un Cane!, provincia del tempo che fu.

È adatto a tutti questo libro? …direi di no, per l’evanescenza della trama, per l’assenza di una storia, è adatto a chi ami raccogliere mille frammenti di storie, senza che una di queste prevarichi le altre. È adatto al Campiello questo libro? …temo di no, ma mi auguro di essere smentito quanto prima.

“Tralummerscuro” di Francesco Guccini, edizioni Giunti. I libri di Riccardo

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