Perché leggere “Simon” di Narine, che si pronuncia con l’accento sulla “e”? …perché molti avranno già colto, come letteraria manna Caduta dal Cielo della letteratura, le sue Tre Mele, perché altri avranno quest’ottima opportunità di colmare la lacuna.
Il morto invece, Jannacci se ne faccia una ragione, è venuto al suo funerale e non si annoia affatto, del resto come potrebbe, sono presenti tutte le sue donne. Silvia, Eliza, Sofia e Susanna. Donne cui Simon ha dato, o ridato, la gioia di vivere: il suono del vivere, il gusto del vivere, il profumo del vivere… magari il profumo salmastro di cui si diceva o quello del miele come diceva loro Simon.
Lo so, non avete capito dove voglia andare a parare, e soprattutto non avete capito dove sia andato a parare il romanzo di Narine, magistralmente tradotto da Claudia Zonghetti. Non ha importanza. Lasciatevi sedurre, non da Simon, raffinato cultore dell’arte di Giacomo Casanova, ma da una narrazione antica, che vi incanterà con le storie di quattro donne capaci di caricarsi sulle spalle un secolo tremendo, tra carestie ed epidemie, guerre e genocidi, e l’opprimente grigiore del potere sovietico. Spalle larghe quelle delle donne di Simon, in grado di reggere una gerla di sofferenze e danzare con le avversità con la grazia della poesia. Donne che sanno mutare, che sanno che la vita è mutamento, donne moderne di tradizioni antiche, donne di tradizioni e superstizioni, donne di contraddizioni, ostinate e determinate a scoprire cosa riserva loro il futuro… così lontane eppure così vicine, in questo, a tutti noi.
Narine, sempre con l’accento sulla “e”, è stata adottata dal talento, genitore quantomai esigente, fortuna che dalle nostre parti qualcuno ha avuto il talento di accorgersene.
Se non ci fossero i Piccoli Editori, bisognerebbe inventarli.
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“Simon” di Narine Abgarjan, edizioni Francesco Brioschi Editore. I libri di Riccardo