“Se una notte d’inverno un viaggiatore…
fuori dell’abitato di Malbork…
sporgendosi dalla costa scoscesa…
senza temere il vento e la vertigine…
guarda in basso dove l’ombra s’addensa…
in una rete di linee che s’allacciano…
in una rete di linee che s’intersecano…
sul tappeto di foglie illuminato dalla luna…
intorno a una fossa vuota…
quale storia laggiù attende la fine?”
La pretesa di recensire Calvino è dissennata come quella d’abbracciare un ulivo millenario. Meglio arrampicarsi, come sarebbe piaciuto al Barone Cosimo Piovasco di Rondò, scegliere una comoda biforcazione, sedersi e accontentarsi di dire “dieci” parole.
“Se una notte d’inverno un viaggiatore” di Italo Calvino
Iniziamo dall’inconsueta scelta stilistica: il libro è un mirabile esempio di letteratura combinatoria, un narrato in seconda persona che utilizza a piene mani la tecnica della meta-narrazione. Premessa ampollosa che vuole verificare la vostra disponibilità a vestire i panni de “Il Lettore”, frustrato nel tentativo di leggere l’ultimo romanzo di Calvino da una serie d’eventi che vanificheranno la sua pur legittima aspirazione. Italo però non vi abbandonerà al vostro destino, offrendovi l’opportunità d’incontrare “La Lettrice”, al secolo Ludmilla, donna che non vuole conoscere gli autori di persona perché non corrispondono mai all’immagine che ci siamo fatti di loro leggendo i libri, e che diventerà la vostra compagna di ventura. E, come in ogni romanzo che si rispetti, vi fornirà anche un’antagonista di tutto rispetto, tale Marana, formalmente traduttore, in realtà, e per amore, interpolatore, falsificatore e inesauribile creatore di apocrifi.
Se sarete disposti ad accettare, vi attenderà un lungo viaggio, tra loschi figuri e figure retoriche. Un viaggio che vi farà girare il mondo in cerca di parole, e vi condurrà fin dentro un vecchio e polveroso luna-park, nel bel mezzo di un labirinto di specchi che moltiplicherà per dieci la storia, senza lasciavi la possibilità di afferrare un solo finale che non sia il vostro, finché capirete che, in definitiva, quel che conta del viaggio sono il viaggio e i vostri compagni, non la meta.
Qualcuno potrebbe accusare Calvino di autocompiacimento, di crogiolarsi nella sua impeccabile scrittura, ma commetterebbe un errore, perché questo libro è anzitutto un attestato d’amore e di stima nei confronti dei suoi lettori, con cui Calvino, maturo e ludico bambino, è disposto a giocare, per dimostrare l’impossibilità della letteratura di farsi realtà. Compagni di gioco di cui si fida a tal punto da delegare loro lo svolgimento e la conclusione di ben dieci romanzi, sapendo che senza la fantasia del lettore, quella dell’autore è ben poca cosa, albero Rampante, ma Dimezzato dal fatto di aver radici fuori da un terreno Invisibile.
Allora, lettrice o lettore, cosa sono i libri?
” …un sogno in cui sprofondi come in una droga, oppure dei ponti che getti verso il fuori, verso il mondo che t’interessa tanto da volerne moltiplicare e dilatare le dimensioni attraverso essi… forse un codice tra voi lettori, un mezzo per scambiarvi segnali e riconoscervi, per conoscervi… forse un amplesso, perché l’amplesso e la lettura s’assomigliano, visto che al loro interno s’aprono tempi e spazi diversi dal tempo e dallo spazio misurabili.”
Concludendo, un capolavoro che consiglio a lettori avventurosi e sconsiglio a quelli in cerca d’avventura.
Se al termine di queste dieci parole ti ho convinto, comportati di conseguenza e… “Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino! » O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.”
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Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino, edizioni Einaudi. I libri di Riccardo