C’è qualcosa di commovente e di magico nell’intercalare del vecchio padre di Arnljòtur, in quella ripetizione promossa ad anafora che s’infila sotto la nostra pellaccia di consumati lettori, entra in circolo e acquista vita autonoma, un po’ come il “, sostiene Pereira” di “Sostiene Pereira”.
Ci sono personaggi che sbocciano nella nostra mente di lettori, tanto da farci sorgere il dubbio che qualcuno li abbia seminati in precedenza, in un altro tempo, in un’altra dimensione. Ci sono romanzi toccati dalla grazia, senza che l’autrice l’abbia cercata o impetrata, la grazia. Ci sono e sono lì per noi, è solo questione di andare a cercarli, magari in un’isola lontana, magari in un’isola che c’è e che col calore dei suoi vulcani fa da incubatrice alla letteratura di qualità.
Una trama che non è una trama
Due parole sulla trama, che poi non è importante in un romanzo così particolare. Una trama che non è trama, ma atmosfera, una trama che come quella di un tessuto si perde per far posto a disegni e colori, tenui e delicati. Potremmo dire che è un romanzo di formazione al contrario, che si muove dal traguardo della paternità verso la strada che porta a desiderare la paternità. Strada disseminata di personaggi indelebili disegnati con mina leggera: un padre totalmente inadatto al ruolo, più che un padre, quasi un altro figlio da sottrarre a timidezza e timori, una donna non ancora adatta al ruolo che il quinto di una notte le ha imposto nella penombra di una serra, un fratello gemello da tenere per mano per evitare che si perda in abbinamenti sgargianti, e poi un giardino antichissimo, non più adatto alla meditazione e custodito da un altro Padre che ama servirsi della voce di Bergman o Antonioni per suggerire meditazioni poco trascendenti.
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Audur Ava Ólafsdóttir, nata a Reykjavik nel 1958, è una delle più note scrittrici islandesi. Dopo aver insegnato Storia dell’Arte è giunta al successo proprio con “Rosa Candida” ed è stata poi finalista del Premio Strega Europeo 2018 con “Hotel Silence”. In Italia sono stati pubblicati sei suoi romanzi, tutti da Einaudi e tutti con l’ottima traduzione di Stefano Rosatti.
“Rosa candida” di Audur Ava Ólafsdóttir, edizioni Einaudi. I libri di Riccardo