Microcosmo o Macrocosmo?
Direi macrocosmo, perché i piccoli mondi della Strout sono in grado di dilatarsi oltre le proprie lillipuziane dimensioni e assumere un valore universale, o meglio un disvalore universale, visto che spesso finiscono per fare da cartina tornasole a private virtù, poche, e pubblici vizi, molti.
Resta con me di Elizabeth Strout
Le piccole comunità possono essere spietate quando fiutano la debolezza di chi era stato chiamato per illuminare loro il cammino. Temono il buio. Le bocche si spalancano, e non per cantare inni sacri, ma per mostrare i canini della maldicenza. E non si fermano davanti a nulla. Non si fermano davanti alla tragedia familiare che ha travolto il Pastore Caskey, non si fermano davanti a una bimba di cinque anni orgogliosamente chiusa nel suo mutismo, non si fermano davanti alla sorellina. E se Katherine finisce per non trovare le parole, la stessa sorte toccherà al padre sul pulpito, che con le parole smarrirà anche il carisma che lo aveva sempre contraddistinto.
Gli sviluppi della vicenda saranno imprevedibili, com’è imprevedibile la vita nel mettere il confessore di fronte ai propri peccati invece che a quelli del confessato, come può essere imprevedibile il finale di un romanzo… questo? …scopritelo voi!
La scrittura della Strout in questo suo secondo romanzo è già matura, è già quella che di lì a poco ci regalerà Olive Kitteridge, una scrittura senza eccessi, che cede la ribalta alla capacità di approfondimento psicologico di personaggi che, nel bene nel male o nella mediocrità, si mantengono lontanissimi da qualsiasi stereotipo narrativo.
“Resta con me” di Elizabeth Strout, edizioni Einaudi. I libri di Riccardo