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“Mai dimenticare” di Michel Bussi: recensione libro

Michel Bussi mi aveva molto stupito, in positivo, con “Ninfee Nere”, mentre con “Mai Dimenticare” mi ha stupito nella direzione opposta. Intendiamoci, la scrittura è sempre notevole, la trama originale e capace di catturare il lettore come carta moschicida, ma le dosi di sospensione d’incredulità richieste non sono certo omeopatiche.

Mai dimenticare di Michel Bussi

Quindi m’interrogo sul perché… perché un autore francese, che ha impreziosito quello che è ritenuto il suo capolavoro con elementi storici e culturali di notevole caratura, debba virare sul thriller all’americana, quasi una sceneggiatura cinematografica, compresi i salvataggi all’ultimo secondo, e una successione di colpi di scena da lasciare il sospetto che gli vengano pagati a cottimo. Idem per il finale da titoli di coda, musica smielata e lettore che applaude…. operazione oltretutto complessa con un libro in mano.

Con la convinzione che le recensioni negative servano quanto quelle positive, se non di più, condanno con la condizionale e darò altre possibilità a un autore che ha grandi mezzi espressivi e non dovrebbe cedere alle lusinghe di chi voglia assicurargli grandi mezzi di sostentamento.

L’avete letto?
Concordate o dissentite?

Michel Bussi è l’autore francese di gialli attualmente più venduto oltralpe. È nato in Normandia, dove sono ambientati diversi suoi romanzi e dove insegna geografia all’Università di Rouen. Ninfee nere (Edizioni E/O 2016) è stato il romanzo giallo che nel 2011, anno della sua pubblicazione in Francia, ha avuto il maggior numero di premi, e di cui le nostre edizioni hanno pubblicato anche la versione graphic novel. Dello stesso autore ricordiamo Tempo assassinoNon lasciare la mia manoMai dimenticareIl quaderno rossoLa doppia madreLa Follia MazzarinoForse ho sognato troppo e Usciti di Senna, tutti pubblicati dalle nostre edizioni.

“Mai dimenticare” di Michel Bussi, edizioni E/O. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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