I libri di Riccardo

“Le rane” di Mo Yan: recensione libro

Un Girino che narra di rane sembra un sovvertimento dell’ordine naturale delle cose, ma dato che gli uomini narrano degli dei, anche questo romanzo può rientrare nell’alveo della mitologia. Infatti è un mito La Zia, Wan Xin, leggendaria levatrice della zona a nord-est di Gaomi, dea mortale della fertilità che ha fatto nascere diecimila bambini, ma che si trova a far di conto con gigantesche rane che le rinfacciano quelli cui ha negato la luce in ossequio alle disposizioni sul contenimento delle nascite che le venivano dal Partito.

La rane, di Mo Yan

Sembra una favola, una favola magari fin troppo moderna, un Girino, e le sue mogli, una Zia e una Leoncina, un Partito e la sua Rivoluzione Culturale. Sembra una favola, ma potrebbe anche essere un’opera teatrale, dove un redivivo Re Salomone deve farsi in quattro per sbrogliare, senza spada e con pragmatica saggezza, una paternità contesa. Ma torniamo alla favola, che è anche la favola della trasformazione della povera Cina rurale, dove anche il carbone poteva esser ghiottoneria, alla Cina dei figli delle patate dolci, per arrivare alla Cina moderna, dove i ristoranti scimmiottano il gusto occidentale e lo stesso avviene per le cliniche della fertilità.

Un romanzo che porge i suoi ossequi alle assonanze e alle similitudini: rana e bambino hanno un suono quasi identico nella lingua cinese, il girino e lo spermatozoo nuotano, simili nella forma e nell’ostinazione, verso la vita, vita che si alterna alla morte nel corso di tutto il romanzo. Un romanzo attento alla letteratura occidentale, dove abbondano le citazioni, da Aristofane a Sartre. Un romanzo proteiforme che alterna la narrazione epistolare a quella in prima persona per arrivare a una meta-narrazione teatrale. Romanzo potente e crudo, come quello di un Nobel ha il dovere di essere, un’ascia per il mare ghiacciato delle nostre errate convinzioni sulla Cina passata e presente, un romanzo memorabile, epico, tragico, parto gemellare di realismo onirico… troppi aggettivi, avete ragione, ma come si fa a circoscrivere un romanzo di questa caratura usandone solo un paio?

“Le rane” di Mo Yan, edizioni Einaudi. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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