“Questa gente di cui mi vai parlando
È gente come tutti noi
Non mi sembra che siano mostri
Non mi sembra che siano eroi
E non mandarmi ancora tue notizie
Nessuno ti risponderà
Se insisti a spedirmi le tue lettere
Da via della Povertà”
L’angioletto di Georges Simenon
Louis, in quanto Angioletto, che ignora il suo volto a causa di uno specchio appeso troppo in alto, vola soprattutto con la mente, ma non state a chiedergli a cosa pensa, vi risponderebbe “…non lo so.” e un sorriso angelico, “dolce, privo di ironia, di cattiveria, di aggressività”, attesterebbe la sincerità della risposta. Per chi vola, il nido assurge a centro della propria esistenza, e questo romanzo ci narra soprattutto di un nido: un nido povero, fatto di pagliericci anziché di paglia. Un nido piccolo, ma pronto ad accogliere tutti e a non trattenere nessuno, un nido esposto alle intemperie del tempo e dei sogni degli uomini. Un nido che inizierà a disfarsi quando la luce del gas svilirà il mistero delle lampade a petrolio e la guerra farà altrettanto con quello della quotidianità.
Un romanzo anomalo per Simenon, un romanzo soffuso di serenità, di ascetismo e di una laica santità, piatto che non è esattamente la specialità della casa, ma un grande narratore è tale anche nel raccontare la frugalità di una vita cui anche il destino, deus ex-machina di tutte le opere di Georges, per una volta, dovrà arrendersi.
Un meraviglioso quadro, fatto di colori puri e vibranti.
Un protagonista indimenticabile.
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“L’angioletto” di Georges Simenon, Adelphi Edizioni. I libri di Riccardo