“Oh, Marta io ti ricordo così
Il tuo sorriso e tuoi capelli
Fermi come il lago
“Lugano addio” cantavi
Mentre la mano mi tenevi
“Addio” cantavi
E non per falsa ingenuità, tu ci credevi
E adesso anch’io che sono qua
Oh, Marta mia addio, ti ricordo così
Il tuo sorriso e tuoi capelli
Fermi come il lago”
Farsi affabulare di Anarchia da un narratore come Simenon è un’esperienza evocativa. Alla mente riaffiorano le suadenti strofe di Ivan Graziani e, visto che l’incipit del romanzo calca le assi del palcoscenico, si affaccia alla memoria anche il nome di Valpreda, il ballerino anarchico ingiustamente accusato di aver praticato “ danse macabre ”, e il nome di Valpreda si porta dietro quello di Pinelli e il ricordo di ciò che accadde negli anni settanta a Milano. Ma qui siamo a Bruxelles e a Parigi, nel 1938, quasi alla vigilia di una guerra, non di una strategia della tensione. Un guerra, ovvero quella cosa che manda a morire giovani che non si sono mai odiati, per la follia di vecchi bavosi che si odiano da sempre. E anche quarant’anni prima l’anarchico era il sospettato ideale: folle idealista o pazzo idealista?, disposto a sacrificare la propria vita per la fedeltà coniugale a un ideale o a sacrificarne molte?
Pierre Chave non vuol diventare un Cattivo Maestro della Rivoluzione, ma ha davvero una manciata di ore per salvare Il Ragazzino, e con il ragazzino salvare se stesso, salvare Utopia e molti innocenti, in questo romanzo anomalo, appena ripubblicato da Adelphi, un “ á bout de souffle ”, per usare la definizione di André Gide. Un uomo solo contro tutti, un uomo sospettato da tutti, ormai un traditore per quasi tutti, e il “ quasi ” va cercato con cura in famiglia, ma anche un uomo ostinato… e non bisogna mai sottovalutare un uomo ostinato uscito dalla penna di Georges Simenon.
“Il sospettato” di Georges Simenon, edizioni Adelphi. I libri di Riccardo