Sì, è proprio il famoso libro delle polemiche. Ora, sia chiaro, io adoro le polemiche, anche se devo confessare che ho un debole per la raffinatezza delle querelle, e magari anche voi non disdegnate le une o le altre, quindi sarebbe bellissimo spendere una paginetta per smontare le risibili accuse di appropriazione culturale e sfruttamento intensivo del dolore mosse alla Cummins.
Il sale della terra, di Jeanine Cummins
Accuse che hanno fatto passare rapidamente il libro dalla categoria del più atteso dell’anno negli States a quella del più vilipeso dell’anno, ma vi rinuncio volentieri per non mancare di rispetto a questo romanzo che, oltre ad essere un ottimo romanzo, è amaro, ma succoso, frutto di diversi anni di lavoro di documentazione sul campo. Del resto, che sia un ottimo romanzo è stato sottolineato non da me, ma da molti scrittori di primo piano e Don Winslow si è addirittura spinto a evocare Steinbeck e a definirlo il nuovo “Furore”.
Quindi veniamo al libro.
Il titolo potrebbe ricordarvi un meraviglioso lavoro di Salgado o il film di Wenders che ne è seguito, e non è difficile trovare analogie tra le formiche umane che si arrampicano nella miniera d’oro di Sierra Pelada e quelle che strisciano, sopra i treni o nel deserto, cercando di trovare un pertugio per attraversare, in silenziosa fila indiana, il confine tra il Messico e gli Stati Uniti.
Milioni di formiche, milioni di storie.
Milioni di storie che nascono dalla povertà, e una storia particolare, quella narrata, nata da una strage dei Narcos nel paradiso perduto di Acapulco, che costringerà madre e figlio, unici superstiti, a mischiarsi con le formiche che arrivano dal Centro America e intraprendere un’odissea segnata dalla violenza, dalla sete e dalla fame, ma non priva di quella solidarietà che riesce a fiorire anche nelle spaccature del deserto più arido.
Io credo, ma correggetemi se sbaglio, che delle polemiche che hanno squinternato gli ambienti culturali degli Stati Uniti e agitato i sonni di Ophrah Winfrey a voi importi anche meno che al sottoscritto, e che vorreste invece sapere se meriti leggere questo romanzo. Potrei dirvi “claro” che sì e andare a sbrigare altre faccende, ma preferisco spendere due parole in più e dirvi che se sapete perfettamente cos’è “La Bestia”, e, in caso contrario, vi invito a cercare in rete uno sconvolgente reportage di Arte Tv, se sapete cos’è un “coyote”, se conoscete tutti i pericoli che i migranti devono affrontare, tutti i canti delle sirene che i migranti devono evitare, se conoscete perfettamente le norme dell’immigrazione in vigore negli Stati Uniti, quelle che rimarranno sospese sulla testa di chi ce l’ha fatta per anni, allora potete rinunciare a questo libro, senza rubare sale alla terra, senza rubare l’identità a quel popolo in cammino che perde un’unità ogni ventuno ore.
Un meraviglioso popolo, povero ma ricco di dignità, la dignità di un topolino dei denti che, invece del denaro, lascia ai bambini uno spazzolino e una poesia.
“Il sale della terra” di Jeanine Cummins, edizioni Feltrinelli. I libri di Riccardo