I libri di Riccardo

“Il passeggero” di Cormac McCarthy: recensione libro

Certo che bisogna essere ben stupidi per recensire un genio senza essere un genio, e siccome io genio non sono, ma, d’altro canto, sono sicuramente in grado di dare lezioni di stupidità creativa, potrei anche provarci.

Ma torniamo ai geni, e genio Cormac McCarthy lo è non solo nella scrittura, tanto da essere considerato da Harold Bloom il vero erede di Shakespeare e di Melville, ma lo è anche nella vita, tanto che il suo interesse per scienza, matematica e filosofia è noto fin dagli anni Ottanta, quando fu ammesso e cominciò a collaborare con il Santa Fe Institute (New Mexico), istituzione dedicata alla ricerca scientifica d’avanguardia, soprattutto in un’ottica interdisciplinare, e proprio tra le mura del prestigioso istituto, McCarthy ha scritto due dei suoi ultimi libri. Che poi le due entità, letteratura e scienza, si trovino a distanze non proprio siderali, ce ne dà prova il fatto il termine “quark” preso in prestito da “Finnegans Wake” di Joyce: tre quark per Muster Mark.

Ma torniamo alla stupidità. Bisogna essere stupidi per sottrarsi alla recensione visto che il genio, principe degli anacoreti che non rilascia interviste e non ritira premi, fa udire la sua voce ben sedici anni dopo una pietra miliare come La Strada. Stupidi e pavidi, e forse gesuiti, come direbbe Buck Mulligan, se si sceglie di fare i vaghi nel tentativo di salvare lettori e cavoli. Io non amo i cavoli, amo le lettrici amo i lettori, ma se scelgo di perderne qualcuno saranno pur sempre cavoli miei…

Quindi recensiamo il primo dei due romanzi che compongono con Stella Maris, in uscita a settembre, questo dittico.

A diversi lettori Il Passeggero non è piaciuto, a voler essere precisi lo hanno preso in uggia e purtroppo abbandonato. Hanno odiato particolarmente le parti in corsivo che hanno per protagonista il grottesco Talidomide Kid, con le sue pinne e le sue scarpe a forma di remi, parti che io personalmente ho adorato, come ho adorato il suo sgangherato Barnum. D’altro canto, se The New York Times ha scritto che “altri scrittori saccheggeranno queste pagine per farne epigrafi, quasi fosse l’Ecclesiaste, per i prossimi 150 anni”, io, saccheggiando Bolaño, potrei stare da “La parte dei critici” e iniziare con qualche innocente scippo in vostro favore, tanto per invogliarvi:

Bellezza.

“Perché la bellezza ha il potere di suscitare un dolore inaccessibile ad altre tragedie. La perdita di una grande bellezza può mettere in ginocchio un’intera nazione. Nient’altro può farlo.
Elena.
O Marylin.”

Solitudine.

“Qualsiasi rimedio alla solitudine non fa che rimandarla. E verrà il giorno in cui non ci sarà più nessun rimedio. “

Dolore.

“ …non è perché il mondo gira che non si possa scendere.”

Romanzo dolente. Certo. Romanzo sulla perdita. Perché Bobby Western ha perso l’amata sorella Alicia, come uomo, e come sommozzatore si è perso il decimo passeggero di un aereo che giace a una decina di metri di profondità.
Altre anticipazioni sulla trama avrebbero poco senso…

Forse ha più senso avvisarvi che la scrittura di Cormac ha un’efficacia definitiva. Come potrete rendervi conto dall’incipit e dalle prime pagine che vi prego di testare per capire se la stessa faccia al caso vostro.

A chi lo potrei consigliare? Perché non è una questione di difficoltà, nel mio bar bazzicano lettrici forti e preparate (e i lettori? forti e preparati anche loro, ma come afferma Hrabal, se uomini istruiti, sono stati istruiti sicuramente contro la loro volontà), è una questione di gusto, e vorrei evitare di asciugare cerchi d’inchiostro con lo straccio e poggiarvi sul bancone un discreto numero di pagine che non siano di vostro gradimento… facciamo così: vi è piaciuta la Trilogia della Frontiera? …indelebile, ma acqua! Vi è piaciuto Non è un paese per vecchi? …straordinario, ma acqua! Vi è piaciuta La Strada? …indimenticabile, ma fuochino! Vi sono piaciute le atmosfere disperate e reiette di Suttree o quelle abbiette del Giudice Holden in Meridiano di Sangue? …fuoco!

Spero, quale che sia la vostra scelta, fidarvi o non fidarvi, che vorrete essere indulgenti con me, perché “…condividere la lettura anche solo di qualche decina di libri costituisce un vincolo ben più potente del sangue.”

E noi, di libri, ne abbiamo condivisi parecchi.

Vieni a parlare di libri con tutti noi nel gruppo Facebook The Book Advisor

“Il passeggero” di Cormac McCarthy, edizioni EinaudiI libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio