“Il gatto” di George Simenon: recensione libro

Il gatto, di George Simenon.

“ …piegò il foglietto più volte, come fanno i ragazzini quando se li lanciano servendosi di un elastico. A lui l’elastico non serviva. In quel giochino aveva acquisito una destrezza stupefacente, quasi machiavellica. Si sistemò il foglietto di carta fra il pollice e il medio. Il pollice si piegò come il cane di un’arma e, scattando all’improvviso, scagliò il messaggio…”

Suvvia, non fate come Marguerite, battete ciglio, voi, e raccogliete il foglietto, voi, potrebbe essere una recensione.

Potente, feroce e amaro. Ma soprattutto feroce.
I grandi romanzi si devono poter delimitare con tre aggettivi, nessun dubbio su quali scegliere per “Il gatto” di Simenon. Quindi riflettete a lungo sull’opportunità di leggere questo romanzo, compendio magistrale di umane miserie: solitudine, incomunicabilità, odio… sapientemente distillate da differenze di ceto e di carattere in un alambicco scaldato dalle fiamme del focolare.

La trama? …un gatto e un pappagallo, a immagine e somiglianza dei padroni, e come loro spazzati via dalla cattività e dalla cattiveria della quotidianità. Un vecchio gatto che tenta la fuga, ma sceglierà di tornare alla gabbia come un qualsiasi pavido pappagallino.

Riflettete prima di prenderlo in mano e iniziarlo, questo è un romanzo “segnante”, come l’Ilic di Tolstoj lascia cicatrici profonde, e non fatevi ingannare dalle dimensioni, la scrittura in Simenon ha un peso specifico superiore a quello del piombo, in una manciata di pagine può condensare una vita, due vite… tutte le vite.

Io vi ho avvisato, vi ho suggerito di non leggerlo, ma si sa, il lettore, come il gatto, “non vede una buona ragione per obbedire ad un altro animale, anche se questo cammina su due gambe”.

“Il gatto” di George Simenon, edizioni Adelphi. I libri di Riccardo

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