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“Il commesso” di Bernard Malamud: recensione libro

Vero, la Letteratura è sterminata, un orizzonte che sembra farsi più lontano ogni volta che muoviamo un passo nella sua direzione, ma la nostra scarsa conoscenza delle opere di uno scrittore dal talento cristallino di Bernard Malamud, vincitore di due National Book Award e un Pulitzer, nonostante i Meridiani dedicatigli da Mondadori, invece che vendetta, urla vergogna.

“Il commesso” di Bernard Malamud

“Il Commesso” è un capolavoro che disegna perfette parabole esistenziali nel firmamento ebraico di Brooklyn, parabole che scendono verso il suolo illuminando panorami di miseria, dove, come rifiuti esistenziali, spiccano aspirazioni di riscatto abbandonate alle intemperie del tempo. Un quadro in cui il realismo si arrende all’ossimoro e anticipa un futuro alienante e alienato, staccando biglietti per un viaggio verso il capolinea del sogno americano.

Morris Bober, si trascina, sempre più a fatica col passare degli anni, piegato sotto il peso di un cognome che evoca povertà. Eppure questo fragile droghiere di cultura yiddish, ispirato alla figura del padre di Bernard, così poco ortodosso e così straordinariamente umano, sembra un Giobbe destinato a caricarsi sulle spalle anche una visione pragmatica, ma forse proprio per questo più autentica, dell’ebraismo…

“…per essere un buon ebreo tutto quello che occorre è un cuore buono.“

e come Giobbe, per l’ennesima volta verrà messo alla prova dall’arrivo di un “goy”, un ragazzo di origini italiane che vive di espedienti, Frank Alpine, un funambolo che cammina su una corda tesa sopra buoni propositi, col passo incerto di chi sa di essere recidivo nella caduta. A fissarlo Helen, l’algida e tormentata figlia di Morris, che sogna istruzione e cultura, per sé e per gli altri, ma è costretta a lasciare il misero stipendio nelle mani del padre per tenere a galla la propria vita insieme alla polverosa drogheria di famiglia.

Un romanzo sull’essere estranei prima ancora che stranieri, sull’essere esclusi ed emarginati dalla sorte prima ancora che dagli altri. Un romanzo di scatole cinesi in cui si alternano il bene e il male, perché, se un Dio c’è, ha ben altro da fare che occuparsi di metter ordine tra le povere cose degli uomini.

La perfezione non esiste, e sicuramente non può esistere in Letteratura, ma certi romanzi, come “Il Commesso”, alla perfezione vanno molto, molto, vicino.

“Il commesso” di Bernard Malamud, edizioni Minimum Fax. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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