Devo dire che questa volta ho faticato non poco con la celeberrima “sospensione dell’incredulità”, e non per colpa di Giampaolo Simi… il fatto è che abbandonare un concerto di Mark Knopfler prima della fine, e dell’auspicabile bis, mi pare mera ipotesi di scuola.
Ma facciamo i seri…
Impossibile giudicare gli altri senza essere giudicati.
Ma soprattutto…
Impossibile giudicare gli altri senza essere costretti a giudicare noi stessi.
I personaggi de Il giorno del giudizio
Invece non è impossibile, ma è certamente molto difficile, riuscire a mettere assieme una congerie legale così improbabile, una giuria ben più adatta ad assegnare le fasce di un concorso di bellezza che a vestire quelle tricolori in Corte d’Assise. Un arrogante pensionato, laureato in livorosa dialettica all’università della vita, una sofisticata quarantenne, impeccabile nell’abbinare capi d’abbigliamento, decisamente meno nell’abbinare se stessa, una ragazza timida, impaurita dalle responsabilità, ma decisa a passare da sfruttata a sfruttatrice, perlomeno dell’unica occasione che le si è presentata, una bibliotecaria colta e battagliera che, in altera solitudine, macera tisane e rimpianti, un ragazzino di quarant’anni indeciso tra indossare kilt o pantaloni corti, un magazziniere a giornata che aggiunge una sfumatura multietnica a quelle caratteriali e di censo sopra elencate.
E naturalmente un delitto.
Un delitto prosaico in un luogo incantato.
Un delitto che ha interrotto la vita di due persone e può cambiarne molte.
Un delitto quotato in borsa.
Un romanzo polifonico
Ma nelle sapienti mani di Giampaolo Simi il fatto di cronaca nera non resta mero utensile per regolare la tensione narrativa, ma diventa calibro per misurare italici difetti, per raccontarci che la sfida tra garantismo e giustizialismo inizia fuori dalle aule giudiziarie, nasce dalle nostre esperienze, cresce dentro ognuno di noi, in attesa che qualcuno fissi il prezzo delle nostre utilitaristiche convinzioni.
I giorni del giudizio di Giampaolo Simi è romanzo polifonico che imbriglia il lettore dalla prima all’ultima delle oltre cinquecento pagine, e lo guida in un dressage procedurale tra i molti vizi privati della giustizia e le poche pubbliche virtù di chi è chiamato ad amministrarla, togato o non togato che sia, quasi che la bilancia della dea bendata simboleggi un vuoto rito di passaggio, un semplice tributo a una verità inaccessibile e forse nemmeno poi così auspicabile.
“I giorni del giudizio” di Giampaolo Simi, edizioni Sellerio. I libri di Riccardo