I libri di Riccardo

“Due vite” di Emanuele Trevi Premio Strega 2021: recensione libro

Vediamo se quest’anno con lo Strega riuscirò a cavarmela senza polemiche… essendo già state fatte, e a iosa, sulle scarpe della LIDL, probabile che per una volta me le scampi, o per lo meno possibile.

Iniziamo con l’apprezzare la concisione di Due vite, di Emanuele Trevi, Premio Strega 2021: dopo anni di trattati enciclopedici, ma enciclopedici “de che”, di brodini artatamente allungati fino a ricondurli allo stato primigenio di acqua di fonte, di romanzi riscritti trentasette volte e mezza, e la mezza è un racconto lungo, come non apprezzare un libro di poco più di cento pagine, anche se il prezzo al chilo lievita ai livelli dello zafferano, e questo, per chi soppesa perfino le scarpe, potrebbe essere un problema, non certo per chi sa dare il giusto prezzo alle emozioni?

Due vite di Emanuele Trevi: Premio Strega 2021

Sì, perché questo romanzo, la storia dell’amicizia dell’autore con Pia Pera e Rocco Carbone, che alcuni hanno trovato algido, me e altri, invece, ha emozionato. Contornato da una scrittura tanto armonica quanto semplice ed efficace, solleva le nebbie della dimenticanza dalle figure di due ottimi scrittori prematuramente scomparsi, una sorta di catabasi letteraria, una discesa nell’Ade, a differenza di Orfeo, motivata non dall’amore, ma dall’amicizia, perché chi scrive sa bene che finché c’è memoria non ci può essere oblio, e finché c’è memoria forse non ci può essere neppure morte, cosa che, a differenza del mito, rende doveroso il voltarsi indietro. Un romanzo evocativo, quindi, uno straordinario atto d’amicizia, votato all’irriconoscenza, perché si sa, i fantasmi son dispettosi, e invece di mostrare gratitudine, capace che si divertano a tirarvi le lenzuola. Quanti saranno, me compreso, quelli che hanno scoperto, e scopriranno, Pia e Rocco grazie a questo libro? Credo molti, e quindi: saggio biografia o romanzo, ma che importanza ha? non siete Linneo, lasciate perdere le classificazioni e provate ad abbandonarvi a queste pagine dense di vita, provate a stillare vita da vite altrui, provate ad arrendervi all’idea che il lettore è un parassita che necessita di altre esistenze per compenetrare la propria.

Mettere a fuoco una vita, trovare la corretta distanza da cui osservarla, non è operazione alla portata di molti, se poi le vite sono due, diventa alla portata di pochi. La provvisorietà deborda da queste pagine, trasformandole in pagine che faticano a contenere la vita, una vita in cui l’amicizia si dibatte tra piacere e dovere, tra avvicinamento e distacco, volontario o necessario, sempre in precario equilibrio tra il perdersi e il ritrovarsi. C’è l’imponderabilità della vita e la sua ingiustizia, ammesso che siano cose diverse, e il tutto è al servizio di un corretto ritratto degli artisti da giovani:

“Più ti avvicini a un individuo, più assomiglia a un quadro impressionista, o a un muro scorticato dal tempo e dalle intemperie: diventa insomma un coagulo di macchie insensate, di grumi, di tracce indecifrabili. Ti allontani, viceversa, e quello stesso individuo comincia ad assomigliare troppo agli altri. L’unica cosa importante in questo tipo di ritratti scritti è cercare la distanza giusta che è lo stile dell’unicità.”

Uno Strega a Neri Pozza è un atto di giustizia, il doveroso tributo a una casa editrice che, tanto per restare il tema, ha sottratto all’oblio, perlomeno nostrano, tanti romanzi di valore assoluto, ragion per cui mi auguro che abbia ancora molta Vita Davanti A Sé.

Due vite” di Emanuele Trevi, edizioni Neri Pozza. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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