“Ci rivediamo lassù” sono le parole d’addio scritte da Jean Blanchard alla moglie prima di essere ingiustamente passato per le armi il 4 dicembre 1914. Fucilato per dare un esempio. Riabilitato, sei anni dopo, quando l’esempio non era più necessario. Forse sarebbe giusto, per far torto all’ingiustizia, parlare di Jean, ma questo indimenticabile romanzo, indimenticabile per me, per voi lo diventerà presto, spero, ci parla invece di Albert e di Edouard, della fine della Grande Guerra e non del suo inizio, quello che costò la vita a Jean Blanchard.
Storie di uomini nati ricchi e di uomini nati poveri, storie di uomini nati talmente ricchi che a casa loro erano belli pure i poveri, storie di donne con “un leggero côté da principessa Marja Bolkonskaja”, storie che s’intrecciano in una buca, nel fango di un mattatoio a cielo aperto, con la storia della testa di un povero cavallo destinata a restituire un alito di vita alla storia di un uomo. Storie che si intrecciano con quella di un “villain” che dà una spinta al destino di due uomini nella speranza di tornare a coniugare blasone con pecunia.
Qualcuno avrà fiutato l’eco del grande romanzo francese dell’Ottocento in questo Premio Goncourt del 2013 che narra vicende storiche di un secolo prima… ignominie storiche sarebbe più giusto dire, cronache di vergognose speculazioni sulle tumulazioni, a danno di uomini che hanno giganteggiato in vita, e sono stati ridotti, in morte, ad altezze risibili, dalla cupidigia di una manciata di vigliacchi, dal servilismo di qualche Labourdin: “un imbecille sferico che, in qualunque senso lo si girasse, si rivelava sempre ugualmente stupido”. Buon fiuto avete avuto, bravi!, infatti quello di Lemaitre è uno splendido romanzo storico, cesellato dalla fantasia, impreziosito da alcune infedeltà ai fatti, come spiega l’autore ai pochi che saranno disposti a valicare la parola “fine” e spingersi al “ e per finire…” Un romanzo francese venato da temi e pulsioni umane care a Hugo, a Dumas, ad altri grandi d’oltralpe, ma con un approfondimento psicologico così profondo e dettagliato da far pensare a un altro francese d’adozione, uno che ha saputo narrare impeccabilmente di legami forti e autodistruttivi, come quelli che avrebbe potuto ritrovare in questo libro.
Un romanzo che parla d’emarginazione, retaggio di tutte le guerre, di danni umani non suscettibili di ricostruzione, e in quanto tali poco allettanti. Romanzo ideale per chi voglia ritrovare la generazione perduta di Erich Maria Remarque, per chi abbia compreso che l’abominio della guerra non cessa con la guerra. Per chi prediliga un inchiostro nero, duro, definitivo, destinato ad essere assorbito voracemente dalla memoria.
Vieni a parlare di libri con tutti noi, nel gruppo Facebook The Book Advisor
“Ci rivediamo lassù” di Pierre Lemaitre, edizioni Mondadori. I libri di Riccardo