Se l’Angelo di Pésach, deluso da come è passata la Pasqua, si trasformasse nell’Angelo della Rottura di Scatole, e ti dicesse che su in alto si chiedono perché stai sprecando i talenti che ti sono stati elargiti, magari leggendo Bassotuba di Paolo Nori, invece di farli fruttare, che ne so, componendo una sinfonia, dipingendo un affresco, magari affrescando una sinfonia o, che ne so, almeno facendo la rapina del secolo o un paio di simpatiche estorsioni o fondando il partito migliore, migliore di nome, e anche di fatto, perché se era peggiore come tutti gli altri, mica lo si chiamava migliore, che diamine e se l’angelo insistesse, perché gli Angeli del Ti Suono il Citofono la Domenica Mattina sono oltremodo molesti, potresti sempre dirgli che devi scoprire come una gatta possa chiamarsi Paolo e la donna dei sogni possa chiamarsi Bassotuba, che nemmeno là in alto, mica le sanno certe cose, che diamine, e una scrittura sconclusionata come quella di Nori mica la puoi scimmiottare così su due piedi, che diamine, che bisognerebbe almeno avere bevuto, come gli allievi di Vattimo, Vattimo non Cottimo, allievi che vanno agli esami dicendo di avere bevuto Campari, e invece si sente dal fiato che era solo un Sanbitter, che diamine.
Bassotuba non c’è di Paolo Nori
Ecco se trovate un po’ vuoto e sconclusionato il periodo di cui sopra, questo libro non fa al caso vostro. Se avete già in mano la matitona “rossaeblu” per correggere gli errori che “ciò” fatto sopra e la agitate come una katana scuotendo la testa, questo libro non fa al caso vostro.
Se invece i “se” vi rompono le balle, peggio degli Angeli delle Recensioni, se la metà di un quarto di un ottavo di sorriso sono riuscito a rubarvelo, allora leggete di Bassotuba, perché Nori di sorrisi ve ne ruberà a bizzeffe, tanto che dovrete darvi al magazzinaggio di sorrisi… cos’è il magazzinaggio? …leggete il libro.
Ora, capisco che qualcuno potrebbe pensare che Nori è un pazzo e anche per me potrebbe essere indicata la camicia abbottonata dietro, ma Paolo Nori (Parma 1963), è laureato in letteratura russa, ha pubblicato romanzi e saggi, tra i quali Bassotuba non c’è (1999), Si chiama Francesca, questo romanzo (2002), Noi la farem vendetta (2006), I malcontenti (2010), I russi sono matti (2019). Ha tradotto e curato opere di autori russi, tra cui Puškin, Gogol’, Turgenev, Tolstòj, Cechov, Dostoevskij.
Quindi, in ossequio al marketing, io e Nori, semmai siamo matti, ma voi sareste pazzi a non cercar di recuperare questo esercizio di surrealismo biografico, o biografismo surreale, che porta magnificamente i suoi oltre vent’anni, efficace testimonianza della rabbia e della frustrazione di una generazione, e che è stato appena ripubblicato da Mondadori negli Oscar.
“Bassotuba non c’è” di Paolo Nori, edizioni Feltrinelli. I libri di Riccardo