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“Abbandonare un gatto” di Murakami Haruki: recensione libro

Abbandonare un gatto e ritrovare un padre. Sembra strano ma i ricordi sono così: te li carichi in bicicletta, vai fino alla spiaggia, appoggi in un angolo la scatola di cartone in cui sono contenuti, mescoli la vergogna e la tristezza di un vigliacco addio, ma… ma non fai in tempo a tornare a casa, che loro sono di nuovo lì, davanti all’uscio, calmi e beffardi, che ti aspettano.

Abbandonare un gatto, di Murakami Haruki

Parlare del proprio padre è anche un modo per parlare di sé, un modo per fare i conti con le differenze e le incomprensioni che hanno segnato un cambio di generazione, un modo di farli con la Storia del proprio paese, perché la Storia siamo noi, ma lo sono soprattutto i nostri padri, specie se i nostri padri sono nati nel 1917, hanno visto ben tre guerre, di cui due mondiali, e a due di queste hanno partecipato. Perché le guerre lasciano stimmate anche sulla pelle di un buddista praticante e la Storia altro non è che l’unica delle infinite eventualità che si è realizzata, magari, aggiungo io, ignorando di essere gravida di conseguenze devastanti.

Perché leggere un “memoir”, oltre che per ammirare le splendide illustrazioni di Emiliano Ponzi? …perché un “memoir” ha spesso un valore sociale che travalica quello personale. E perché proprio un gatto? …forse perché, nonostante i molti dissapori, il ricordo di un padre incarna perfettamente la pervicacia di un gatto che ritorna proprio da chi si è illuso di poterlo abbandonare.

La scrittura di Murakami è di altissima qualità, come sempre, ma in queste pagine a tratti si arricchisce di sfumature poetiche, quasi, mi si perdoni l’eresia, un haiku in prosa. Semmai il problema può celarsi proprio in quel “a tratti”, perché la narrazione sembra procedere a strappi, e talora fatica a dare uniformità a frammenti di memoria diversi.

In conclusione, un libro imperdibile per gli appassionati di Murakami, da leggere in un paio d’ore e conservare con cura, non il libro ideale per avvicinarsi al grande scrittore giapponese.

“Abbandonare un gatto” di Murakami Haruki, edizioni Einaudi. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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