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“Il giorno mangia la notte” di Silvia Bottani: recensione libro

Ci sono libri che ti basta vederli una volta sola per capire che li amerai in modo viscerale. È una sensazione difficile da spiegare, ma tu hai la netta sensazione che quel libro in particolare è stato scritto per te e questa cosa la capisci subito, prima ancora di iniziare a leggerlo.

Con Silvia Bottani è stato esattamente così, ho letto un suo articolo da qualche parte e nel momento in cui ho visto la copertina de Il giorno mangia la notte ho sentito il richiamo.

Un libro che conquista subito

Il giorno mangia la notteQuello di Silvia è un libro che conquista subito il lettore, complice un linguaggio fresco, moderno e uno stile narrativo incalzante che crea dipendenza. La Bottani con una scrittura impeccabile costruisce una storia avvincente che tiene il lettore incollato alla pagina, e per farlo si serve di una struttura narrativa che segue le vicende di tre personaggi apparentemente e inizialmente slegate tra loro ma che irrimediabilmente sono destinate a incrociarsi. Spicca in particolar modo la capacità che ha la scrittrice di disegnare tre protagonisti che sono allo stesso tempo romanzati ma estremamente umani, con i quali il lettore entra subito in contatto. Giorgio Stefano e Naima sono infatti destinati a fare compagnia al lettore per diverso tempo, anche dopo aver finito di leggere.

Ma la vera protagonista di questa storia è Milano, che in queste pagine è viva e pulsante più che mai, con i suoi quartieri degradati, la sua stazione, i suoi immigrati i mercati i tossici,le sue sale slot, i bar dei cinesi, l’inquinamento, il naviglio e tutte quelle sfumature che rendono questa un posto da odiare e amare contemporaneamente. Quello di Silvia Bottani è letteralmente un modo di prendere per mano il lettore e accompagnarlo per le vie di questa incredibile e assurda città.

Silvia Bottani
                                                             Silvia Bottani

Il giorno mangia la notte è un libro destinato a far parlare di sé, ne ha scritto Il Giornale definendolo un romanzo che parla di immigrazione e integrazione senza retorica, e devo dire che per una volta mi trovo assolutamente d’accordo. Questo è uno scritto molto contemporaneo e attuale, i temi che vengono trattati sono molteplici, alcuni dei quali particolarmente scottanti. Il tutto viene fatto senza dare giudizi e regalando al lettore uno specchio non solo di Milano ma del Paese intero.

Il confine tra il bene e il male

Quello che più mi ha colpito è stata la bravura di Silvia Bottani nel delineare un quadro in cui il confine tra il bene e il male è molto labile, in cui nell’eterna e quanto mai anacronistica lotta tra il rosso e il nero non esiste una contrapposizione tra buoni e cattivi, vincitori e vinti. Come nell’animo umano esistono molte sfumature di grigio, tante zone d’ombra che l’autrice è molto abile nello scandagliarle, e nel far capire che non esiste una concezione assoluta e totalitaria del bene, che spesso e volentieri viviamo in una realtà, soprattutto di questo paese, in cui la malizia, la furbizia e la corruzione pagano sempre. L’idea un po’ fiabesca che l’italiano medio riesce sempre a cavarsela e a ingegnarsi in qualche modo in realtà nasconde un concetto molto più subdolo e cioè che riesce quasi sempre a farla franca.

In un susseguirsi di colpi di scena, ritmi serrati e personaggi che sono sì di contorno ma che entrano subito sotto pelle, con questo suo esordio Silvia Bottani costruisce la storia perfetta, piazzandosi subito nei posti alti della narrativa italiana, portando avanti un messaggio di speranza che di questi tempi è assolutamente necessario: l’amore come unica ancora di salvezza, l’unica possibilità di superare le barriere e le differenze. Un messaggio che però non vuole suonare sdolcinato bensì come un urlo di disperazione, a ricordarci che fomentare odio e divisioni può portarci inevitabilmente al degrado e all’autodistruzione.

“Il giorno mangia la notte” di Silvia Bottani, edizioni Sem 

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