Libri in pillole

“American dust” di Richard Brautigan: recensione libro

“Stentavano a credere che non ascoltassi la radio tutte le sere. Per loro era semplicemente inconcepibile non possederne una”.

Siamo negli Stati Uniti, alla fine anni Quaranta, in Oregon. Un paese segnato da tre grandi eventi: il Dust Bowl, ovvero le tempeste di sabbia che devastarono il territorio negli anni ’30, che portò con sé gli imponenti esodi migratori di coloro che dovettero abbandonare le proprie terre ormai inaridite e incoltivabili; le macerie lasciate dalla Grande Crisi degli anni Trenta, che diede un colpo pesantissimo all’economia statunitense con enormi ripercussioni a livello sociale; l’avviarsi verso la fine della seconda guerra mondiale.

american dust richard brautiganÈ in questo contesto che si muove il protagonista del libro, un ragazzino di 12 anni, costretto suo malgrado a vivere di espedienti per sopperire alla mancanza del padre e all’inesistenza della madre, donna che non ha alcun ruolo nella vita del bambino se non quello di madre nominale. Per guadagnare qualche soldo il ragazzino deve dunque darsi da fare, raccogliendo i vuoti delle bottiglie di birra lasciate dal guardiano di una segheria o i lombrichi da vendere al benzinaio. Una vita scandita dalla solitudine, che deriva dalla totale emarginazione non solo dalla sua stessa famiglia ma anche, a causa della povertà, dalla società che gli sta intorno, costituita per lo più da bambini suoi coetanei con cui raramente riesce a stabilire un rapporto di amicizia.

“Ovviamente non avevamo un soldo e quello era il posto dove la gente dei sussidi ci aveva scaricato. Ci abitammo per tre mesi e la radio rimase sempre rotta, perciò ce ne stavamo seduti in silenzio, aspettando che una fuga di gas ci togliesse dalla circolazione”.

È il fallimento del grande sogno americano, in una società che è in frantumi, sia a livello economico che di rapporti sociali. Tanto che lo spartiacque della vita del protagonista dodicenne sarà il momento in cui dovrà scegliere se comprarsi un hamburger o una scatola di proiettili. Ed è quasi naturale che si propenda per la seconda, in una società in cui non è insolito vedere bambini girare con i fucili, armati come armato è l’esercito che sta portando a termine la grande guerra.

Con American Dust Brautigan, come sottolineato anche da Luca Briasco nella postfazione, ripercorre la sua adolescenza, caratterizzata da una società spezzettata, disgregata, dove gli individui sono degli esseri che si muovono come fossero fantasmi, senza personalità, piatti, senza alcuna possibilità di azione. Un libro che racconta la periferia degli Stati Uniti, e lo fa con grande incisività e cinismo.

“American dust” di Richard Brautigan, edizioni Miminum Fax. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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