I libri di Chiara

“Un uomo solo” di Christopher Isherwood: recensione libro

“Lo specchio, più che un volto, riflette l’espressione di una difficoltà. Ecco cosa mi sono fatto, ecco il pasticcio che dio sa come ho combinato negli ultimi cinquantotto anni; espresso da uno sguardo opaco e tormentato, da un naso ispessito, da una bocca piegata in una smorfia come per l’acidità delle sue stesse tossine, da guance che cascano dai sostegni muscolari, da una gola che pende floscia in piccole pieghe rugose.

L’individuo che stiamo osservando lotterà senza tregua fino al crollo. E non per eroismo. Perché non sa immaginarsi un’alternativa. Continua a fissarsi nello specchio, vede parecchi volti dentro il suo – il volto del bambino, del ragazzo, del giovane uomo, dell’uomo un po’ meno giovane – ancora tutti presenti, conservati come fossili su strati di roccia, e, come fossili, morti. Deve vestirsi perché sta per uscire, per andare nel mondo degli altri; e gli altri devono poterlo riconoscere. Bisogna che la sua condotta, ai loro occhi, sia accettabile. Si lava, si rade, si pettina senza opporre resistenza; perché accetta le proprie responsabilità verso gli altri. Si sente quasi felice di avere un posto tra loro. Sa cosa ci si aspetta da lui. Sa anche il proprio nome. Si chiama George. Intanto si è vestito: è diventato LUI. George, più o meno, anche se non ancora il George che gli altri pretendono e sono disposti a riconoscere.”

La colazione con Jim era uno dei momenti migliori della giornata. Era allora, mentre bevevano la seconda e la terza tazza di caffè, che parlavano più volentieri. Parlavano di tutto ciò che gli saltava in testa – compresa la morte, naturalmente, e se ci fosse vita dopo e, semmai, di che tipo. George pero non si ricorda quali fossero le opinioni di Jim in merito. Sono discorsi che non è semplice prendere sul serio.

Un uomo solo: storia di un’assenza

In questo meraviglioso romanzo, ambientato in una Los Angeles di fine anni Cinquanta, Isherwood ci racconta la storia di George, un professore universitario, e la sua difficile routine quotidiana in cui anche guardarsi allo specchio la mattina è diventata una sofferenza; così come una sofferenza è diventato vivere in una casa piena di cose inutili e lontana da tutte le altre e vedere e parlare con i vicini o al telefono con l’amica di sempre Charlotte. Per George è una sofferenza andare al lavoro tutte le mattine in università, affrontare colleghi e insegnare agli studenti. Persino i libri ormai non sono più di nessun aiuto, non servono ad alleviare la sofferenza. E così George si ritrova perso nelle proprie riflessioni, nei propri pensieri e soprattutto in una enorme e devastante solitudine. Perché George ha perso Jim, il suo compagno di vita ed ora è un uomo solo.

Il supermercato è ancora aperto, chiude a mezzanotte. Brilla. Il suo alone di luce offre un riparo contro la solitudine e il buio. Puoi trascorrerci ore intere, in uno stato di incertezza sospesa, meditando su tutto quello che potresti mangiare. Dio santo, quanta roba. Dagli scaffali arriva un coro di suppliche, prendi me, prendi me; e la sola competizione di quei richiami può darti l’illusione di essere desiderato, persino amato. In realtà questo luogo scintillante non è un rifugio. Appostato tra le bottiglie e le scatole e le lattine, il ricordo dei pranzi comprati, cucinati e mangiati con Jim, spaventosamente vivido, pugnala George ogni volta che passa col carrello. Se non mangiassimo mai soli, soffriremmo mai davvero di solitudine?

“Il loro sogno utopistico era un villaggio inglese subtropicale con stili di vita da Montmartre; un cantuccio felice dove dipingere un po’, scrivere un altro po’, e bere parecchio.”

“Un uomo solo” di Christopher Isherwood, edizioni Adelphi. I libri di Chiara.

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