“Nell’atrio della stazione Rico era rimasto sorpreso di vedere tanti altri come lui trascinarsi qui e là, da soli o in gruppo. Nei soliti posti. Davanti al tabaccaio, all’edicola, al bancomat… Rico si sentiva lontano da loro. Diverso. Il suo bel parka lo faceva assomigliare all’altra gente, a uno dei tanti viaggiatori che andavano e venivano lungo i binari.
È pazzesco, si era detto, come è facile apparire quello che non sei. Una giacca nuova e puoi confonderti nella folla. Vestito così non attirava lo sguardo di nessuno. Finché non gli guardavano i piedi, naturalmente. Le scarpe tradiscono. Quando chiedeva l’elemosina all’ufficio postale, poteva distinguere i disoccupati da chi aveva un lavoro. Con un’unica occhiata ai loro piedi.
L’abito fa il monaco, checché se ne dica. Se adesso fosse andato a sedersi per terra di fronte al giornalaio, aveva pensato Rico, l’avrebbero immediatamente preso per quello che era: un morto di fame. Proprio così. E avrebbe ritrovato su di sé i soliti sguardi. Pietà, disprezzo, sufficienza, disgusto, paura… Soprattutto paura. La miseria fa paura. I disoccupati che entravano nell’ufficio postale non lo guardavano mai, non lo salutavano mai. La maggior parte di loro sapeva che dalla disoccupazione alla strada il passo è breve, soltanto una questione di tempo. Un anno, sei mesi, una settimana… Un giorno o l’altro, comunque sia”.
“Rimanere puliti per strada” gli aveva spiegato Titì, “è più difficile che trovare da mangiare. E se non resti pulito è davvero la fine. Perché se puzzi, nessuno ti dà più niente”.
Il sole dei morenti: le storie degli invisibili
La storia di Rico, Titì, Dédé, Mirjana e gli altri “invisibili” simili a quelli che incrociamo tutti i giorni, che guardiamo ma non vogliamo vedere, perché dovremmo soffermarci a pensare che forse anche loro prima erano come noi, avevano una casa, una famiglia, un lavoro; e poi ad un tratto tutte queste cose non le hanno avute più e noi il perché non lo sappiamo, non sappiamo cosa li ha portati fin lì, non conosciamo la storia che c’è dietro, non conosciamo le vite e le sofferenze che ci sono dietro ognuno di loro. un romanzo dolorosissimo, che ci mette davanti alle nostre paure più nascoste, perché chiunque può diventare un “invisibile”. Un libro da leggere assolutamente.
È l’amore che sparisce. Ovunque. Proprio così. Fra marito e moglie. Fra padre e figlio. Fratello e sorella. Fra due amici… Porte che si chiudono. Fino all’ultima, un giorno. L’ultima porta prima dell’inferno. L’inferno, la strada. La miseria.
“Sai, la felicità ti fa sentire a casa”.
“Il sole dei morenti” di Jean-Claude Izzo, Edizioni e/o. I libri di Chiara.