Ho amato “L’Arminuta”, quel rapporto tra sorelle che fino ad un giorno prima non sapeva di esistere e che quello dopo era alleanza. Oltre l’educazione fin lì ricevuta, oltre le storie personali. Oltre i caratteri apparentemente confliggenti.
Le ritroviamo in questo libro, l’io narrante, la “restituita”, di cui nuovamente non sappiamo il nome, e Adriana, che le aveva aperto la porta per prima, istintiva, spigolosa, ribelle. Adriana che “s’immerge nella melma e ne esce candida”. Adriana che irrompe nelle vite altrui senza spiegazioni e senza spiegazioni se ne va, dopo aver creato scompiglio e disordine, dopo aver portato ossigeno.
Flusso di ricordi, che va e viene, stralci di storia familiare, mentre la narratrice si prepara a ritornare sui suoi passi richiamata a Borgo Sud. E’ successo un fatto grave, che la strappa dal suo esilio in Francia, deve tornare a calpestare la terra da cui è fuggita, sciogliere nodi, comprendere verità, riconciliarsi col passato. Capire.
Proposto per il Premio Strega 2021, in una edizione in cui i rapporti familiari sono stati grandi protagonisti nel bene e nel male di molti dei romanzi in gara, è arrivato nella “cinquina” (per me meritatamente). Non so se in quanto sequel avesse reali possibilità di vittoria, di certo non sfigurava nel gruppo dei finalisti.
Lingua splendida come sempre, storia densa che parte come una “seconda puntata” ma non cade nella tentazione della ripetizione, mai. Donatella Di Pietrantonio punta nuovamente su due personaggi chiave del precedente romanzo (consigliatissimo), in cui ci aveva dato uno sguardo assolutamente non convenzionale sulla maternità, per esplorare la “sorellanza”.
“Fuori provava a nevicare da un po’, ci eravamo avvicinate alla terrazza e tra noi. I fiocchi cadevano obliqui, la spiaggia imbiancava piano, increspata come un deserto di zucchero”.
…e su questa immagine ho sognato per un’ora
“Borgo Sud” di Donatella Di Pietrantonio, edizioni Einaudi. Fertilemente