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“Il libro delle due vie” di Jodi Picoult: un romanzo di scelte e di cuore

“Il libro delle due vie” di Jodi Picoult: storie di affetto e amore nel nostro millennio, miscelate a un’affascinante ambientazione nell’Antico Egitto.

Flashback nel continuum narrativo

Dawn McDowell è una donna che realizza di avere dei conti aperti col passato. Da ragazza si era innamorata dell’Antico Egitto e in Egitto si era innamorata di un collega, ma aveva dovuto interrompere bruscamente gli studi e la relazione per raggiungere la famiglia negli Stati Uniti in serie difficoltà. Ora adulta e madre, è aiutando una paziente terminale a chiudere i conti con una vecchia storia d’amore che Dawn ricorda e riscopre la propria.

Come si può tradurre in parole l’ammissione di aver commesso un errore, di voler riportare indietro il tempo e riprovarci?

Il romanzo si apre con la storia di Dawn, adulta, che sta affrontando un viaggio in aereo che termina con un impatto violento. Dopo di che, si sviluppano nei capitoli successivi dei flashback della sua adolescenza profondamente influenzata dalle superstizioni di una madre irlandese, dei flashback del suo viaggio in Egitto al college dove la sua vita prende una piega decisiva, e alcune scene della sua vita coniugale e lavorativa a Boston, fino ad approdare nuovamente al racconto dell’incidente aereo, con maggiori dettagli. 

Due vie?

il libro delle due vie jodi picoult

“Il libro delle due vie” di Jodi Picoult è un romanzo che affascina per il modo di raccontare, allo stesso tempo spezzato su più linee narrative e unitario, perché ogni storia alla fine è legata, perché ogni storia della nostra vita contribuisce a fare di noi la persona che siamo e a motivare le scelte che prendiamo. 

Lo definirei un libro di cuore e di scelte. “Cuore” nel senso di affetto per delle persone che impariamo a conoscere, nel senso di amore per noi stessi e per altri, nel senso di passione per un’attività che vorremmo facesse parte della nostra vita, del nostro lavoro. Inoltre, il cuore per gli Antichi Egizi era la sede dell’intelletto. Era quello che veniva pesato su una bilancia messo a confronto con una piuma nel tribunale di Osiride, prima di permettere ai defunti un ingresso tranquillo nell’Aldilà.

Le loro tombe celebravano il qui e ora, quello che avevi fatto durante la tua vita e quello che avresti portato con te dopo la morte.

Scelte di vita

La storia e le tradizioni dell’Antico Egitto permeano questo romanzo in maniera integrante ma senza risultare pesanti, si intrecciano con il racconto in prima persona di Dawn senza essere indottrinamento. In questo libro c’è spazio per diverse riflessioni e tematiche profonde che inevitabilmente influenzano la vita di un individuo: la malattia terminale di una persona cara, le scelte di vita anche drastiche che prendiamo anteponendo il bene degli altri al nostro, una situazione familiare poco o molto agiata, delle aspettative e il desiderio di raggiungerle o di andarci contro.

Al contrario della famiglia di Dawn, quella di Wyatt è inglese e molto benestante. I suoi genitori sono contrari al suo volere di diventare uno studioso dell’Antico Egitto, ma lui antepone la propria passione e il proprio talento alla volontà dei genitori, scegliendo una vita in linea con i propri desideri e una carriera foriera di successi.

Quando o quanto è giusto anteporre i nostri desideri nelle nostre scelte di vita? È pressoché inevitabile pensare a posteriori “Cosa sarebbe successo se avessi deciso altrimenti?”. Secondo la fisica quantistica esistono più versioni di noi, ognuna che prosegue su strade diverse in base alle scelte che abbiamo preso o escluso giorno dopo giorno.

Dawn, in un certo momento della sua vita, ha provato l’irrefrenabile impulso di avere – per curiosità o forse non solo – un assaggio di come sarebbe stata la sua vita adulta se ai tempi del college fosse rimasta a lavorare al progetto in Egitto anziché rientrare a casa e restarci per gli anni successivi, senza più conseguire la laurea e perseguire le passioni che l’animavano da ragazza. 

Forse aveva tagliato i ponti in maniera drastica, ma all’epoca sentiva che era giusto così. Era sopraffatta da quanto stava avvenendo nella sua famiglia e aveva deciso di voler essere presente per loro.

Questo atto del prendersi cura è diventato il suo lavoro: Dawn è una doula di fine vita, ovvero assiste i malati in fase terminale e i loro caregiver per tutto eccetto le cure mediche (che spettano invece a medici e infermieri).

Molto tempo dopo avrei appreso che nei paesi di lingua anglofona, quando un aereo si schianta e arriva il personale di emergenza, le assistenti di volo riferiscono quante souls, ‘anime’, erano a bordo. Anime, non persone. Come per sottolineare che i nostri corpi sono soltanto di passaggio, e per breve tempo.

Si finisce per fare quello che si conosce… chiedendosi ogni tanto, con più o meno forza, con più o meno dubbi, se ci basta questo, oppure se la nostra vita sarebbe stata più appagante se avessimo osato di più, se non ci fossimo lasciati trascinare dalla corrente di ciò che stava avvenendo senza prendere in mano la nostra vita, bensì lasciando che fossero altri a decidere per noi. Perché sul momento è più facile così, che decidano altri per noi, ma è giusto? E poi è giusto rimproverarli se li abbiamo lasciati fare? Chi è da rimproverare? Ma soprattutto: è ancora possibile cambiare? E come? Non diventa più difficile a posteriori, col rischio di ferire ancora persone a noi care?

“<<Badate, il Libro delle Due Vie non nomina mai due vie. Parla soltanto di… vie. La strada nera e quella azzurra non sono contrassegnate direttamente, ma possiamo immaginarle come un percorso via terra e uno via acqua verso l’oltretomba che conducono alla stessa conclusione.>>

Ed ecco che la suddivisione dei capitoli è fatta proprio così: con alcune lunghe sezioni intitolate “Terra/Egitto” ed altre lunghe sezioni intitolate “Acqua/Boston”.

Sulla narrazione

Devo ammettere che talvolta ho fatto un po’ fatica a capire l’ordine cronologico di alcuni avvenimenti, ma probabilmente era frutto di un effetto voluto dall’autrice: quello che il lettore si soffermasse a riflettere sul prima e sul dopo, sul perché e sul come, sulle somiglianze e sulle differenze nella narrazione di alcuni episodi.

La conclusione è una, perché la vita che sta vivendo Dawn è unica, non si descrivono due universi paralleli bensì il suo percorso tra Egitto e Stati Uniti. La scelta finale?

Leggete il libro. Merita di essere assaporato dalla prima all’ultima pagina. Voto: 5 stelle e una costellazione di riflessioni personali.

“Il libro delle due vie” di Jodi Picoult, edizioni Fazi. Dopo l’ultima pagina

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Angela Maria Silecchia

Seguendo e nutrendo la mia passione per le lingue e la letteratura, mi sono laureata in Scienze del Linguaggio. Aspirante editor e traduttrice, attuale lettrice curiosa ed interessata. Non mi piace stare ferma, se non per godermi il panorama.

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