“La rotta delle nuvole” di Peppe Millanta: recensione e reading

Non è mica semplice.

Scopri che è uscito il nuovo libro (quello di cui state per leggere la mia recensione) dell’autore di uno dei romanzi che più ti ha commosso ultimamente (quello di cui qui potete leggere l’altra recensione), chiami per ordinarlo, attendi a cuore aperto e poi ti lanci a ritirarlo nell’attualmente difficile da raggiungere libreria di quartiere (quella dove si fa la fila in mascherina, sotto il sole, cuocendo nella spasmodica attesa di una nuova lettura in chiave Vinpeel).

Poi torni a casa, ti siedi e dopo venticinque minuti l’hai finito – incluse due pause caffè più telefono, per diffondere la tua contentezza di avere il nuovo Millanta. Allora comincia un’altra questione.

Scrivi una prima recensione.

Poi la cancelli.

Perdi un po’ di tempo a fare il video – che trovate in fondo all’articolo – con il reading di uno dei pezzi più belli del volume, e decidi alla fine di tenere a mente questa parola.  Volume. Credo che sia tutta lì, la chiave della mia unica difficoltà.

Dio, Goethe e Lucio Dalla

Noi guardiamo le nuvole o le nuvole guardano noi?

Copiando lo stile delle prime righe del libro La rotta delle nuvole – Piccole bussole per sognatori testardi di Peppe Millanta, volevo introdurre prima di tutto un omaggio alla prosa delicata dell’autore, che ha fatto della semplicità il suo vessillo e che con questa ha conquistato consensi insoliti per un esordiente. E poi farmi anche inattivamente aiutare da lui nella rilettura di quest’opera, confidando nella leggerezza con cui sembra prendere qualunque confronto.

Fra le pagine di quella che altre recensioni prima della mia hanno chiamato “viaggio”, ma che io preferisco definire una “mappa”, troverete cinema, teatro, filosofia, storia, arte, geografia, meteorologia, meccanica, religione, Dio, Goethe e Lucio Dalla (in quest’ordine, sebbene con innumerevoli tappe intermedie).

Come un cielo trapunto di nuvole differenti l’una dall’altra quanto le fiamme di un unico incendio, nel testo indiviso della Rotta è impossibile definire con sicurezza il passaggio dall’uno all’altro segmento, impossibile individuare dove finisce un argomento e dove inizia il successivo, e anche quando l’avrete finito e tornerete indietro per averne ragione, resterete impigliati fra cirri e cumuli e vi sembrerà tutto legato, tutto liquido.

Nell’introduzione del libro troviamo il pre-testo, ciò che precede il tuffo vero nella sostanza del contenuto, la substantia, ciò che sta sotto. E sotto La rotta delle nuvole c’è una dissertazione ad acquerello sulla storia del mondo, che è un po’ la storia delle nuvole, la storia nostra sotto le nuvole, nella chiave new age e resiliente dell’autore, che inizia da lui stesso al principio della composizione e prosegue saltando ora alla Genesi, ora al Settecento, ora tornando a centrare se stesso per descriverci i suoi momenti bui, poi di nuovo ad abbracciare il mondo intero ricordando la teoria dell’eterno ritornare (del pur non nominato Nietzsche, se non erro). Il tutto finisce per essere contemporaneamente un manuale di guida alla vita leggera, uno schema di tutte le cose, un compendio di quanto potevamo e quanto dovremo ancora, e persino una semplice lettura da comodino, per intenerirsi prima di dormire e sognare qualcosa di bello, una volta tanto.

Fra bussole e atlanti, l’importante è (non) perdersi

Ho cercato e sperato in connessioni con Cloud Atlas – L’atlante delle nuvole di David Mitchell, per la riorganizzazione della storia del mondo e degli esseri umani attorno a fili leggeri ma inossidabili, inconoscibili sebbene quotidianamente a noi esposti, come le nuvole; ma ho trovato molta più somiglianza con Storia perfetta dell’errore di Roberto Mercadini, per la leggiadria con cui entrambi volteggiano da una branca all’altra dello scibile usando aneddoti storici e scientifici come pretesto narrativo per il loro esperimento. Mercadini voleva trattenere la sua amata, Millanta vuole trattenere noi. E mi piace, lo giuro, mi piace lo stile verticale di segmenti che in avanti disegna un intreccio orizzontale, ma dato che non si tratta di un romanzo va analizzato come saggistica – seppure un affabulatore affascinante ed esperto come Peppe Millanta potrebbe trovare una finalità narrativa anche fornendo indicazioni a un tizio che si è perso in superstrada.

Le dolenti nubi

Quando la leggerezza è una forza, nasce un romanzo. E se nasce un saggio?

Dunque dicevamo, il volume. Questo è tutto fuorché un lavoro voluminoso, e non perché la quantità faccia la qualità, ma se una misura non deve giudicare può sicuramente quantificare. Parlando di volume, appunto, cosa lascia l’esperienza della lettura a chi si fida della promessa intrinseca di Millanta a chi ha amato Vinpeel degli orizzonti? Volumen, in latino, è ciò che viene svolto: cosa svolge esattamente La rotta delle nuvole? Il suo ruolo è quello di essere una lezione di narrativa? Potrebbe, in fondo il suo autore è anche un insegnante di arti narrative, ma qui non c’è fiction, o se c’è non è il cuore del progetto. Quello di intrattenerci? L’autore era un artista, in effetti, molto prima di giungere a noi come scrittore, ma non ho sentito in questa lettura abbastanza forza autonoma per farlo, non da dentro un’intera nominale pubblicazione. Oppure, dal punto di vista dei lettori, a parte i sostenitori sfegatati (quale io perdutamente sono, a dispetto di tutte queste diavolesche avvocature), dopo che avremo svolto il contenuto de La rotta delle nuvole, lettori, ci sentiremo soddisfatti, felici, appagati, migliori? Era il suo volume specifico tale da lanciare sugli scaffali un saggio sulla vita, l’universo e tutto quanto?

Pensavo fosse una mongolfiera, invece era una barca

Posto che il piccolo saggio all’interno è delizioso come tutta l’ars orandi dell’autore – e chiunque può giurare di essere rimasto ipnotizzato in più di un’occasione durante una presentazione o un’intervista – e posto che se tornassi indietro lo acquisterei lo stesso perché sono ormai una supporter convinta delle grandi cose che arriveranno da Millanta, e quelle sì che le acquisterò e regalerò a certi sognatori che so io (altro che testardi; conosco certi sognatori de coccio), il mio entusiasmo si è un po’ spento mentre invece si è accesa una domanda: se non fosse stato scritto dall’autore pluripremiato e prossimo all’esportazione in terra straniera che ho tanto amato per il suo primo (e fin qui unico) romanzo, avrei acquistato e letto una pubblicazione come questa? E anche qui, nel What if in cui lui l’ha scritta e io l’ho letta, sento che i tempi siano stati precorsi, acerbi. Che avrei letto La rotta delle nuvole più volentieri su una rivista, o in un’antologia, in un coro di voci più solido. Oppure, in questa stessa foggia ma dopo l’esperienza di nuovi libri, magari in un contesto di preparazione maggiore, di tutti i coinvolti, dell’autore, del suo pubblico, dell’editore. Così che nessun dubbio sul momento giusto, nessuna coda di paglia da groupie e nessun peccato mortale di editing avrebbero potuto dissuadermi da un entusiastico Sì. Invece lo ripongo in libreria accanto alle idee regalo per gli amici che non leggono, raccolte di aforismi e fotografie di parole user friendly, e sono indispettita da me stessa e da questo stesso articolo, dal vedere un autore veramente bravo, veramente poetico, veramente ispirato, lasciato parlare da solo al largo e a basso volume, su una barchetta di pur splendida carta d’avorio.

La rotta delle nuvole” di Peppe Millanta, Ediciclo Editore, 2020. Anonima Lettrice Italiana.

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