Sicilia, all’alba della fine del mondo una ragazzina si avventura in un mondo nuovo alla ricerca di ciò che ha perduto (e di ciò che conquisterà); con Anna di Niccolò Ammaniti, dopo una malattia apocalittica che ha sterminato tutti gli adulti sul pianeta, ecco un’altra immersione nell’Ammanitiverso, dove i bambini – che nelle favole 1.0 vengono salvati – qui salvano.
Il visionario post-pandemico moderno
L’eco del maestro Stephen King risuona spettrale fra le pagine del quasi profetico “Anna” di Niccolò Ammaniti: ma attenzione, la pandemia è solo il MacGuffin per una straordinaria narrazione che passa da L’Ombra dello Scorpione al Signore delle Mosche e tocca molta letteratura classica e contemporanea, e naturalmente anche parecchie note della nostra ormai insopportabile attualità. Su Sky è attesissima la ormai già celebrata trasposizione televisiva: dal 23 aprile potremo nuovamente bearci delle nostre eccellenze. Forse per questa commistione di cross-medialità non sono riuscita ad analizzare questa lettura distaccandomi da un altro ottimo racconto (pur televisivo) dello stesso autore.
Oltre Anna: il salvatore dei bambini
Mi sono avvicinata ad Ammaniti molto in ritardo, e in circostanze a dir poco collaterali: invece che come autore, l’ho conosciuto come personaggio – di un libro che riscosse un po’ di successo e poi svanì senza mai svelare il mistero del suo autore (Vampiretta), poi ho scelto di seguirlo anche come autore. Sorvolando sulla sua sfortunata sorte in quel frangente, direi che la sorte reale invece lo ha molto preferito. Senza neanche aprire le rivelazioni di Io non ho paura e Come Dio comanda, Ammaniti è un indiscusso maestro di ritmo e sceneggiatura, con la predilezione per i personaggi giovanissimi, irrisolti, apparentemente irrisolvibili, che finiscono per essere salvati quando non addirittura per salvare loro stessi – gli adulti o il mondo intero, stavolta, chissà.
Epifanie e altri miracoli
Risorgo or ora dal bingewatching de Il miracolo, il quale conferma che se uno sa raccontare una storia la sa raccontare, indipendentemente dal media che sceglie. Sono convinta che se mi ci raccontasse su una storia, Ammaniti potrebbe vendermi anche un videoregistratore – rotto. Un’illuminazione durante la visione potrebbe spiegare alcuni momenti di caduta di ritmo o di soluzioni forse troppo light con cui mi sono confrontata lungo la lettura di Anna. Non ricordando se Il miracolo fosse derivato da un libro, ho interrotto la visione per confermare che non ci fosse un romanzo da leggere – religiosamente prima; perché rovinare tanta perfezione e magnificenza nostrana, con un’esperienza postuma? Poi mi sono tuffata nella visione: il libro non c’era.
Flashback OT: tre anni fa, in un mondo scomparso…
Alla manifestazione di Popsophia del 2018 Ammaniti introdusse proprio Il miracolo, spiegando che era venuto alla luce sì come storia, ma al bivio definitivo aveva scelto la strada della sceneggiatura. Ai microfoni, in mezzo a una folla che oggi mi domando se sia mai realmente esistita, l’autore trattò brevemente anche la questione di Anna, all’epoca uscito da tre anni e in fase di discussione per la sua trasposizione: lo farò, disse, se ce ne saranno le condizioni. Fortunatamente le condizioni, forse quelle di girare di persona, ci furono. Ma restando per un attimo sul Miracolo, fu proprio la sua purezza a renderlo perfetto; non era la traduzione di nulla, non veniva trasposto se non dai sogni del suo autore, non c’era fedeltà da assicurare. Si rivolgeva a un target televisivo, che prescindeva dai suoi lettori, molto più ampio e disinvolto, a cui mostrare invece che suggerire. Era forte, coraggioso, crudele. Era nato così, libero.
What if?
Senza entrare nei dettagli che sanno di spoiler, può dirsi altrettanto libero il romanzo di Anna di Niccolò Ammaniti? Possono dirsi libere le opere di uno scrittore affermato, di chiunque si parli, che conosce già la possibilità di trasporre poi la sua opera in un format proprio, da affidare allo sguardo e non all’evocazione, e su cui mettere la propria firma? Dietro alla santità di Anna, la ragazzina che affronta un mondo nuovamente selvaggio da sola, dietro alla purezza di alcune situazioni che durante la fine del mondo ci aspetteremmo molto più amare, c’è forse la lungimiranza di una scelta da format televisivo preventivo?
Lui non ha paura
Essere un autore molto diffuso non può e non deve comunque diventare un bagaglio da dichiarare, e in effetti Ammaniti paura non ne ha avuta per scrivere Come Dio comanda, che pure era insopportabilmente ingiusto, anche se lì ci pensava il già compagno d’armi Salvatores che ci metteva la regia, la produzione, l’impronta, senza contare che era il 2008. Oggi, tredici anni dopo, i tempi sono cambiati, ciò che era ammissibile e corretto è cambiato, le tutele sono cresciute (il che è un bene, perché una parola sbagliata può fare danni enormi) anche nel campo della fiction (il che è complicato, perché può diventare censura preventiva).
Il quaderno delle Cose Importanti
Anna è decisamente un romanzo di e alla Ammaniti, è roba sua quanto Il miracolo, e sono entrambi suggestivi e ben realizzati: le ombre sulle loro differenze – pianeggiante, metafisico e polite l’uno, dissacratore, parziale e barocco l’altro – possono essere diradate pensando ai differenti destinatari della loro creazione. E per concludere con le cose importanti, sull’oggetto della discussione, questo romanzo è delicato, ben disegnato nella credibilità dei personaggi e da questi ultimi ben recitato. Se non avete niente da fare, leggete Anna. Se dovete fare un regalo, regalate Anna. Se volete leggere un bel libro, scegliete Anna.
E, religiosamente dopo la lettura, dal 23 aprile in poi, potrete anche guardalo.
“La vita non ci appartiene ma ci attraversa.”
“Anna” di Niccolò Ammaniti, edizioni Einaudi, 2015. Anonima Lettrice Italiana.