“Lucy davanti al mare” di Elizabeth Strout: recensione libro

Evviva! Anche le mie orecchie sorridevano all’uscita di LUCY DAVANTI AL MARE di Elizabeth Strout, edito da Einaudi con la traduzione di Susanna Basso. Del resto è la mia autrice contemporanea preferita, colei che come nessun’altra sconosciuta considero alla stregua di un’amica.

Ancora una volta, la sua voce rigorosa e perfetta sa raccontare la vita della scrittrice Lucy Barton nel quarto libro che la vede protagonista (dopo “Mi chiamo Lucy Barton”, “Tutto è possibile” e “Oh William!”), una voce che pur essendo potente è sempre sussurrata, e ciò si riflette nella scrittura confidenziale e paragrafata, molto efficace nel descrivere anche, e forse soprattutto, il non detto.

Personaggi straordinari

All’inizio del 2020 il Covid sconvolge la vita di tutti: William, ex marito di Lucy, la convince a lasciare New York per andare con lui nel Maine, guarda caso nella città fittizia di Crosby, la stessa dove abita Olive Kitteridge, un’altra dei protagonisti dei libri della Strout. Trovarla citata nelle pagine di questo libro mi ha emozionata davvero. Come pure il fatto che Bob Burgess (sì, uno de “I ragazzi Burgess”, altro romanzo della Strout) diventi un amico importante per Lucy. I suoi personaggi così si mescolano tra loro, convivono, diventano reali. E sono tutti straordinari.

L’amore che sana

La routine che si instaura nel lockdown, le onde del mare che si ripetono consolatorie, l’incertezza legata al virus letale, l’impossibilità di abbracciarsi, le relazioni che mutano, il sentirsi fuori luogo neanche tanto metaforicamente, quella «sensazione di stare sott’acqua; come se le cose non fossero vere» ricordano come siamo stati in quel periodo: spersi e pieni di paura, increduli perfino («È incredibile come la mente si rifiuti di incamerare una cosa, se non è pronta»). Elizabeth Strout ci riporta là, ma impone una distanza temporale che risulta salvifica, senza tralasciare quanto nella vita ci condiziona  normalmente (i lutti, gli abbandoni, i traumi infantili – «Mia madre – la mia vera madre, non la mamma buona che mi ero inventata – una volta aveva detto: – Abbiamo tutti bisogno di sentirci importanti.» -), ponendo il riflettore su quanto, seppur in modo spesso imperfetto, sana: l’amore, che parte sempre da quello per se stessi.

«Mi sono chiesta, Come ci si sente a essere un poliziotto, specie adesso, di questi tempi? Come ci si sente a essere te? Devo dire una cosa: Questa è la domanda che ha fatto di me una scrittrice – quel continuo, profondo desiderio di sapere che cosa si prova a essere una persona diversa.»

«… ho pensato: “Mamma, non so di chi mi posso fidare!” E mia madre – la madre buona che mi ero inventata negli anni – mi ha detto immediatamente: Di te, Lucy, fidati di te.
… Siamo in perenne lockdown, ognuno di noi lo è. Solo che non lo sappiamo, tutto qui.
Ma facciamo del nostro meglio. La maggior parte di noi cerca solo di arrivare in fondo.»

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Lucy davanti al mare” di Elizabeth StroutEinaudi. A Garamond Type.

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