“Il caos da cui veniamo” di Tiffany McDaniel: recensione libro

«Caos. Un termine che indica confusione, disordine, un caleidoscopio infranto d’irrequietezza. In fisica designa ciò che esisteva prima della creazione dell’universo: il nulla informe. Nella mitologia greca, Caos è l’essere primigenio. Qualcuno può pensare che la mia famiglia corrisponda a tutto questo. Una madre e un padre in un vortice di irrequietezza. Figli che vivono nel disordine, nella confusione assoluta. Questo siamo noi. I Lazarus. Un caleidoscopio infranto. Sì, forse siamo il caos. Ma è stato una meraviglia esserlo. Ci faremo le nostre ali con il caos da cui veniamo, perché è attraverso il caos che abbiamo imparato a volare.»

Il caos da cui veniamo di Tiffany McDaniel

Cosa ci insegna il dolore

Quello che il dolore può insegnarci è il modo di affrancarci dalla sua morsa: esigere la speranza di sopravvivere e di librarsi il più in alto possibile con le ali che noi stessi ci costruiamo.

È strano come la memoria propenda verso il dolore, ma dobbiamo pur ricordare l’origine delle nostre cicatrici.”

Questo libro ci consegna la possibilità di ricordarne anche la guarigione, quanto meno di intravederla, sebbene ci siano cose che non riusciamo a lasciarci alle spalle… cose che un giorno, per qualche istante, ci spingono a un gesto di follia. … Sarebbe tutto più semplice se si potesse custodire nella pelle la memoria delle cose brutte che succedono nella nostra vita. E poi sbarazzarsene come fanno i serpenti quando cambiano pelle. E così abbandonare da qualche parte quell’orrenda roba rinsecchita e allontanarsi con una nuova pelle e tutte le possibilità che questo comporta. … Ma il desiderio di eternità svanisce quando si scopre che il dolore non ci abbandonerà.”

La voce narrante

La voce narrante di questo libro straziante è quella di Bitty Lazarus che racconta la sua storia e quella della sua famiglia tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento ed è ispirata alla storia vera della madre dell’autrice, Betty “Bitty” Lou Howard, l’Indianina, alla cui magia è dedicato. Quando nelle proprie vene scorre un simile sangue non si può che partorire un romanzo che scarnifica e che tenta di raccontare quanto sia difficile aggiustare una cosa andata in pezzi.

L’effetto che fa

La sua lettura mi ha spezzata a più riprese, soprattutto nei brani che vedono comprimari gli animali: dei gatti, un barbagianni ‘impiccato’, una cavalla cieca, un cane di nome Caos. Non è stata così possibile per me una lucidità totale e nemmeno un distacco tale da permettermi la giusta distanza per scriverne ora. Ne consiglio però la lettura, meglio se in un momento sereno. Probabilmente riuscirò più avanti a scrivere e a parlare di questa ragazza che ha fatto tesoro del consiglio della Vecchia Ciabatta: «Non avere mai paura di te stessa.» Ma che ha anche sempre ricordato che le acque non sono mai tranquille, come le disse suo padre.

Il caos da cui veniamo” di Tiffany McDaniel, Edizioni Atlantide. A Garamond Type.

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