Giornata della Memoria: 10 libri da leggere, consigliati dal lettori di TBA

Quali sono i libri da leggere per la Giornata della Memoria? In questo articolo troverete i 10 libri proposti e votati dalle lettrici e dai lettori del gruppo Facebook The BookAdvisor per ricordare questo momento buio della storia. 

La selezione, dunque, è frutto di un sondaggio lanciato nel gruppo Facebook The BookAdvisor, che potete consultare cliccando qui

Ecco la lista dei dieci libri da leggere per la Giornata della Memoria, selezionati e votati dai lettori di The Book Advisor. 

Iniziamo!


Se questo è un uomo – Primo Levi

 

Testimonianza sconvolgente sull’inferno dei Lager, libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte allo sterminio di massa, Se questo è un uomo è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un’analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell’umiliazione, dell’offesa, della degradazione dell’uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio. Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò Se questo è un uomo nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei «Saggi» e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo.

 

“Se questo è un uomo” di Primo Levi, edizioni Einaudi.

Diario – Anna Frank

Ho scelto “Il diario di Anna Frank” perché l’orrore dell’antisemitismo lei lo ha vissuto sulla sua pelle e raccontato “in diretta”. (Cristina Guidarelli)

Quando Anne inizia il suo diario, nel giugno del 1942, ha appena compiuto tredici anni. Poche pagine, e all’immagine della scuola, dei compagni e di amori più o meno ideali, si sostituisce la storia della lunga clandestinità. Obbedendo a una sicura vocazione di scrittrice, Anne ha voluto e saputo lasciare testimonianza di sé e dell’esperienza degli altri clandestini. La prima edizione del “Diario” subì tuttavia non pochi tagli, ritocchi, variazioni. Il testo, restituito alla sua integrità originale, ci consegna un’immagine nuova: quella di una ragazza vera, ironica, passionale, irriverente, animata da un’allegra voglia di vivere, già adulta nelle sue riflessioni. Questa edizione, in appendice, offre anche una ricostruzione degli ultimi mesi della vita di Anne e della sorella Margot, sulla base di testimonianze e documenti raccolti negli anni. Prefazione di Eraldo Affinati. Con uno scritto di Natalia Ginzburg.

“Diario” di Anna Frank, edizioni Einaudi.

Maus – Art Spiegelman

Ho inserito Maus di Art Spiegelman, perché non è che con i disegni e l’arte, quello che è successo sembra meno terribile. (Valentina Graziani)

Accolto dalla critica come un capolavoro, il primo volume di Maus presentava ai lettori due personaggi: Vladek Spiegelman, un ebreo sopravvissuto all’Europa di Hitler, e suo figlio Art, un fumettista che cerca di scendere a patti con suo padre, con la storia terrificante che il padre ha vissuto e con la Storia stessa. Poiché in questo fumetto l’indicibile è mirabilmente raccontato ritraendo i nazisti come gatti e gli ebrei come topi, il lettore non ha mai la sensazione di conoscere già le vicende narrate. Questo secondo volume, sottotitolato E qui sono cominciati i miei guai, si sposta dalle baracche di Auschwitz ai monti Catskill intrecciando due storie potentissime: la drammatica vicenda della sopravvivenza di Vladek, con il paradosso della vita quotidiana nei campi di sterminio; e la cronaca di quanto sia difficile per l’autore gestire il complesso rapporto con il padre che invecchia. Si tratta in ogni caso di storie di sopravvivenza, anche quando i figli si ritrovano a dover sopravvivere ai sopravvissuti.

“Maus” di Art Spiegelman, edizioni Einaudi.

L’amico ritrovato – Fred Uhlman

Ho aggiunto L’amico ritrovato perché la sua brevità non intacca l’intensità dell’amicizia e dello scoramento che si prova nel leggerlo. (Fiorella Carta)

Germania, 1933. Due sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva. Uno è figlio di un medico ebreo, l’altro è di ricca famiglia aristocratica. Tra loro nasce un’amicizia del cuore, un’intesa perfetta e magica. Riuscirà a non essere spezzata dalla Storia? Racconto di straordinaria finezza e suggestione, «L’amico ritrovato» è apparso nel 1971 negli Stati Uniti ed è poi stato pubblicato in tutto il mondo con unanime, travolgente successo di pubblico e critica. «Un’opera letteraria rara», lo ha definito George Steiner sul “New Yorker”. «Un capolavoro», ha scritto Arthur Koestler nell’introduzione all’edizione inglese del 1976. «Un libro che assilla la memoria… una gemma», «Un racconto magistrale», hanno fatto eco “The Sunday Express” e “The Financial Times” di Londra. E infine “Le Monde” di Parigi: «Uno dei testi più densi e più puri sugli anni del nazismo in Germania… Tra i romanzi più belli che si possano raccomandare ai lettori, dai dodici anni in su. Senza esitazione».

“L’amico ritrovato” di Fred Uhlman, edizioni Feltrinelli.

Il bambino con il pigiama a righe – John Boyne

Leggere questo libro significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com’è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall’altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la parola sono proprio i bambini. Età di lettura: da 12 anni.

“Il bambino con il pigiama a righe” di John Boyne, edizioni Bur.

La banalità del male – Hannah Arendt

Otto Adolf Eichmann, catturato in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell’11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo in aereo e tradotto dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l’11 aprile 1961, doveva rispondere di quindici imputazioni, avendo commesso, “in concorso con altri”, crimini contro il popolo ebraico, crimini contro l’umanità e crimini di guerra sotto il regime nazista, in particolare durante la Seconda guerra mondiale. Hannah Arendt va a Gerusalemme come inviata del “New Yorker”. Assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il giornale sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro al caso Eichmann. Ne nasce un libro scomodo: pone le domande che non avremmo mai voluto porci, dà risposte che non hanno la rassicurante certezza di un facile manicheismo. Il Male che Eichmann incarna appare alla Arendt “banale”, e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori più o meno consapevoli non sono che piccoli, grigi burocrati. I macellai di questo secolo non hanno la “grandezza” dei demoni: sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano.

“La banalità del male” di Hannah Arendt, edizioni Feltrinelli.

Fino a quando la mia stella brillerà – Liliana Segre


Ho proposto Fino a quando la mia stella brillerà di Liliana Segre, perché è un libro che si rivolge anche ai bambini. La sera in cui Liliana imparerà che non potrà più andare a scuola, tutti gli avvenimenti che vivrà da piccola. Un libro che risveglia i ricordi e che ai bambini permetterà di comprendere. (Antonella Duosi)

Fino a quando la mia stella brillerà di Liliana Segre… ne ho letti diversi stralci oggi, conosco la sua storia ed è un libro da leggere! (Donatella)

La sera in cui a Liliana viene detto che non potrà più andare a scuola, lei non sa nemmeno di essere ebrea. In poco tempo i giochi, le corse coi cavalli e i regali di suo papà diventano un ricordo e Liliana si ritrova prima emarginata, poi senza una casa, infine in fuga e arrestata. A tredici anni viene deportata ad Auschwitz. Parte il 30 gennaio 1944 dal binario 21 della stazione Centrale di Milano e sarà l’unica bambina di quel treno a tornare indietro. Ogni sera nel campo cercava in cielo la sua stella. Poi ripeteva dentro di sé: finché io sarò viva, tu continuerai a brillare.

“Fino a quando la mia stella brillerà” di Liliana Segre, edizioni Pickwick.

Il pane perduto – Edith Bruck

Il pane perduto di Edith Bruck, perché, a differenza di altri prestigiosissimi titoli mi colpito il modo in cui lei racconta il dopo, la difficoltà e l’alienazione del sopravvissuto. Il sentirsi apolide e straniero ovunque (Sara Mantiero)

Per non dimenticare e per non far dimenticare, Edith Bruck, a sessant’anni dal suo primo libro, sorvola sulle ali della memoria eterna i propri passi, scalza e felice con poco come durante l’infanzia, con zoccoli di legno per le quattro stagioni, sul suolo della Polonia di Auschwitz e nella Germania seminata di campi di concentramento. Miracolosamente sopravvissuta con il sostegno della sorella più grande Judit, ricomincia l’odissea. Il tentativo di vivere, ma dove, come, con chi? Dietro di sé vite bruciate, comprese quelle dei genitori, davanti a sé macerie reali ed emotive. Il mondo le appare estraneo, l’accoglienza e l’ascolto pari a zero, e decide di fuggire verso un altrove. Che fare con la propria salvezza? Bruck racconta la sensazione di estraneità rispetto ai suoi stessi familiari che non hanno fatto esperienza del lager, il tentativo di insediarsi in Israele e lì di inventarsi una vita tutta nuova, le fughe, le tournée in giro per l’Europa al seguito di un corpo di ballo composto di esuli, l’approdo in Italia e la direzione di un centro estetico frequentato dalla “Roma bene” degli anni Cinquanta, infine l’incontro fondamentale con il compagno di una vita, il poeta e regista Nelo Risi, un sodalizio artistico e sentimentale che durerà oltre sessant’anni. Fino a giungere all’oggi, a una serie di riflessioni preziosissime sui pericoli dell’attuale ondata xenofoba, e a una spiazzante lettera finale a Dio, in cui Bruck mostra senza reticenze i suoi dubbi, le sue speranze e il suo desiderio ancora intatto di tramandare alle generazioni future un capitolo di storia del Novecento da raccontare ancora e ancora.

“Il pane perduto” di Edith Bruck, edizioni La Nave di Teseo.

I sommersi e i salvati – Primo Levi

Un saggio imprescindibile per capire il Novecento e ricostruire un’antropologia dell’uomo contemporaneo.

«Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate: anche le nostre» – Primo Levi

Quali sono le strutture gerarchiche di un sistema autoritario e quali le tecniche per annientare la personalità di un individuo? Quali rapporti si creano tra oppressori e oppressi? Chi sono gli esseri che abitano la «zona grigia» della collaborazione? Come si costruisce un mostro? Era possibile capire dall’interno la logica della macchina dello sterminio? Era possibile ribellarsi? E ancora: come funziona la memoria di un’esperienza estrema? Le risposte dell’autore di Se questo è un uomo nel suo ultimo e per certi versi più importante libro sui Lager nazisti.

“I sommersi e i salvati” di Primo Levi, edizioni Einaudi.

Diario 1941-1943 – Etty Hillesum

All’inizio di questo Diario, Etty è una giovane donna di Amsterdam, intensa e passionale. Legge Rilke, Dostoevskij, Jung. È ebrea, ma non osservante. I temi religiosi la attirano, e talvolta ne parla. Poi, a poco a poco, la realtà della persecuzione comincia a infiltrarsi fra le righe del diario. Etty registra le voci su amici scomparsi nei campi di concentramento, uccisi o imprigionati. Un giorno, davanti a un gruppo sparuto di alberi, trova il cartello: “Vietato agli ebrei”. Un altro giorno, certi negozi vengono proibiti agli ebrei. Etty annota: “La nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte, presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi e nessuna persona buona che vorrà darci aiuto lo potrà oltrepassare”. Ma, quanto più il cerchio si stringe, tanto più Etty sembra acquistare una straordinaria forza dell’anima. Non pensa un solo momento a salvarsi. Pensa a come potrà essere d’aiuto ai tanti che stanno per condividere con lei il “destino di massa” della morte amministrata dalle autorità tedesche. Confinata a Westerbork, campo di transito da cui sarà mandata ad Auschwitz, Etty esalta persino in quel “pezzetto di brughiera recintato dal filo spinato” la sua capacità di essere un “cuore pensante”. A mano a mano che si avvicina la fine, la sua voce diventa sempre più limpida e sicura, senza incrinature. Anche nel pieno dell’orrore, riesce a respingere ogni atomo di odio, perché renderebbe il mondo ancor più “inospitale”.

“Diario 1941-1943” di Etti Hillesum, edizioni Adelphi.

10 libri da leggere per la Giornata della Memoria

Nella proposta dei dieci libri da leggere per la Giornata della Memoria, dunque, troviamo testi classici ma anche contemporanei. Qualora voleste approfondire la letteratura pubblicata su questo momento buio della storia mondiale, potete consultare le altre proposte dei lettori del gruppo Facebook The BookAdvisor, che trovate nel sondaggio (consultabile qui).

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