“Non dico addio” di Han Kang: un romanzo sulla memoria e sulla brutalità umana

Han Kang con Non dico Addio riprende e rielabora alcuni dei temi affrontati in Atti Umani, confermando, se mai ce ne fosse bisogno, di essere un’autrice di caratura internazionale degna del Premio Nobel per la Letteratura.

Non dico addio è un romanzo oscuro, inquietante e onirico sulla memoria e sulla brutalità umana, elaborato lucidamente con una prosa elegante, metaforica e camaleontica dove ad una raffinata e poetica delicatezza si sovrappone un duro e austero straniamento. Han Kang conduce il lettore verso il baratro portandolo a nuotare nelle putride viscere dell’orrore, ma lo fa con maestria e allusione, lentamente, riuscendo con uno stile carico di simbolismo a scoprire via via i fantasmi del passato senza però appesantire il testo.

Magistrale la struttura eterogenea.

La prima parte del libro è caratterizzata da temi quali l’amicizia e la sorellanza e come eventi di particolare gravità possano influenzare positivamente o negativamente le relazioni connesse. Sarà un ricovero in ospedale ad aprire la porta verso una dimensione parallela in cui il vortice emotivo culminerà nella scoperta di terribile evento storico, ovvero il massacro di Jeju del marzo del 1948 con il suo carico di orrore, dolore e sofferenza a livello intergenerazionale.

Inizia così la narrazione di una solitudine vissuta tra neve, ghiaccio e piccoli uccelli che mi ha spinto a elaborare assonanze, inevitabilmente, con Gelo di Thomas Bernhard, sia per la bellezza descrittiva dei luoghi, degli attimi e degli spazi che, soprattutto, per la profondità concettuale basata sull’intersezione del tempo, sull’ossessiva potenza riflessiva e sull’estraneità, elementi che, in verità, permeano tutto il libro.

Da qui segue il racconto dei fatti storici legati al massacro in cui viene adottato un registro linguistico di stampo documentaristico/giornalistico che, nonostante l’accurata descrizione di macabra brutalità, ha il merito di interrompere nettamente la metrica utilizzata in precedenza, spiazzando il lettore per prepararlo al successivo cambio di passo verso il degno finale.

In conclusione Non dico Addio è un testo di alto valore letterario, impreziosito da un’eterogeneità che fonde stili e timbri linguistici diversi e che al contempo dona al romanzo un’aurea di opera d’arte che ammalia attraverso l’affascinante e strabiliante scultura della parola.

Capolavoro.


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Non dico addio” di Han Kang, edizioni Adelphi.  Approfondimenti.

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