Maxime Chattam è una vera celebrità in Francia, un nome che nel crime fiction si associa immediatamente al coraggio di esplorare l’oscurità dell’animo umano. Con una formazione in criminologia e psicologia forense, Chattam è portavoce del modo francese di scrivere thriller: diretto, senza compromessi, capace di esporre il pubblico a una violenza che non è mai gratuita, ma funzionale alla comprensione di cosa significhi davvero il male. In Loro, pubblicato in Italia da Salani Editore, queste caratteristiche si fondono in una storia che analizza con fredda precisione il comportamento di un gruppo di assassini seriali che diffonde il terrore, non solo in Francia, ma anche all’estero.
L’approccio analitico è l’elemento cardine della narrazione, e inizialmente cattura l’attenzione del lettore. Tuttavia, a penalizzare il romanzo è l’uso del narratore onnisciente, una tecnica che non prediligo. In più di un’occasione, Chattam “racconta” invece di “mostrare”, privando la storia della sua potenza visiva e immergendola in un eccesso di spiegazioni che, superate le duecento pagine, rendono la lettura meno coinvolgente. I dialoghi, in particolare, risentono di questa impostazione, risultando spesso artificiosi e innaturali, specie quando a parlare è Mikelis, il criminologo della storia. Pur rappresentando un chiaro veicolo per l’autore di inserire la sua esperienza e il suo sapere, Mikelis finisce per essere più un mezzo narrativo che un personaggio a tutto tondo.
Se da un lato le prime spiegazioni criminologiche catturano e a tratti educano, la ripetitività e il tono didascalico delle successive appesantiscono il ritmo e soffocano la caratterizzazione dei personaggi, che restano piuttosto “basici” e abbozzati. Questo squilibrio tra trama e approfondimento scientifico lascia una sensazione generale di prevedibilità, con le potenzialità del romanzo che sembrano essere sprecate in favore di una narrazione troppo rigidamente strutturata.
Un’ultima osservazione riguarda la scelta di marketing dell’editore italiano. La copertina richiama chiaramente lo stile di un competitor di successo, con il suo bianco/grigio su sfondo nero e il lettering nero e rosso. Una strategia che rischia di appiattire l’identità visiva di un libro che, almeno nelle intenzioni, avrebbe potuto puntare su un’identità ben distinta.
In definitiva, Loro ha i suoi spunti interessanti, soprattutto per chi cerca un thriller che si addentri nei meccanismi della mente criminale. Tuttavia, l’approccio troppo analitico, il controllo eccessivo dell’autore e la mancanza di empatia verso i personaggi rendono la lettura meno incisiva di quanto ci si aspetterebbe da un maestro del genere come Chattam
Recensione a cura di Antonio Lanzetta.
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“Il morso del varano” di William Bavone, edizioni Salani. Approfondimenti.