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“Margine di fuoco” di John Smolens: un romanzo che cresce sottopelle

Vi è mai capitato di scegliere un libro per la copertina? A me sì. Ed è così che ho scoperto Margine di fuoco di John Smolens, edito in Italia da Mattioli 1885. Una casa bianca ai margini del bosco, anonima come tante, eppure capace di catturarmi all’istante.

La casa è il cuore della storia. Non solo un luogo fisico, ma il simbolo di un sogno fragile, minacciato da ombre incombenti. Siamo nella Upper Peninsula del Michigan, una terra di confine spazzata dal vento, dove la natura è ostile e gli uomini lo sono ancora di più. Qui, a Whitefish Harbor, una cittadina morente tenuta in piedi solo dal turismo estivo, torna Sean Colby, giovane soldato congedato in anticipo per motivi oscuri. Ed è un ritorno minaccioso come un nuvole nere all’orizzonte.

Hannah, diciannove anni e una maturità forzata dagli eventi, è la ragazza che tutti gli uomini si voltano a guardare in strada. Ha amato Sean una volta, per poi pentirsene. Ora sta con Martin, un forestiero deciso a ristrutturare la vecchia casa di famiglia. Ma la gelosia malata, assunto come poliziotto estivo, si insinua nelle loro vite sconvolgendone i piani.

“L’idea della vernice fresca, l’idea di rendere pulita e onesta quella casa e quella vita ora sembrava assurda. Ci sarebbe sempre stata la paura. Ci sarebbe stato il dubbio. Ci sarebbe sempre stato il rimpianto. Hannah si chiese: se non fosse andata fino in fondo, se l’anno prima avesse deciso di avere il bambino, ora sarebbe riuscita a evitare tutto quel dolore?”

Smolens, docente di Inglese all’Università del Michigan e nominato per il Pulitzer, non si limita a costruire un anonimo thriller, uguale a tanti altri, ma un’opera di letteratura. Il suo stile è asciutto, essenziale, perfetto per scandagliare la psicologia di personaggi che sembrano respirare fuori dalle pagine. Su tutti, spiccano Hannah e Pearly, cugino di Martin assunto per la ristrutturazione della casa, un emarginato alcolizzato che cita Shakespeare e vaga come un fantasma tra le macerie di una piccola città alla deriva.

Margine di fuoco è un romanzo che cresce sotto pelle, un’escalation lenta e inesorabile che sfocia in un climax spiazzante e che mi ha tenuto, per due giorni, incollato alle sue pagine. Smolens non fa sconti: scrive con la precisione di chi sa che i veri mostri sono le persone. E alla fine, quando terminata la lettura, qualcosa resta. Un senso di malinconia, una riflessione sull’amore, sulla vita, ma anche una tensione sospesa. Il peso di una storia che non si lascia dimenticare.

Recensione a cura di Antonio Lanzetta


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Margine di fuoco di John Smolens, edizioni Mattioli 1885.  Approfondimenti.

Redazione

Redazione della pagina web www.thebookadvisor.it

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