The Good Brother, ovvero Il Fratello Buono di Chris Offutt, è un biglietto di sola andata dal Kentucky al Montana. Virgil Caudill è un tipo tranquillo. Vive in una roulotte in una conca, sugli Appalachi. Una vita così tranquilla e senza pretese, che scorre come un ruscello tra le colline, a tal punto che Virgil molla il college per lavorare come netturbino.
La sua ambizione, se così possiamo definirla, è quella di diventare caposquadra sul camion dei rifiuti. È cresciuto all’ombra del fratello Boyd, un tipo irrequieto e con la battuta pronta, e questo gli è andato bene. Era Boyd a parlare per entrambi, a sapere la cosa giusta da fare. Virgil avrebbe continuato ad ascoltare questo disco senza stancarsi se a qualcuno, un giorno, non fosse saltato in testa di ammazzare Boyd. La morte del fratello lo costringe a un bivio.
Le premesse sembrano quelle di un noir, ma Offutt se ne frega di farsi incasellare nei generi e, così come ci aveva raccontato durante una nostra intervista del 2022, ciò a cui ha a cuore, come narratore, è raccontare le persone e i luoghi piuttosto che restare impigliato negli intrecci della trama. Il Fratello Buono è un campionario di volti e storie di quell’America di cui noi italiani riusciamo a cogliere solo le sfumature. Potrebbe essere un libro Grit Lit, una storia di frontiera, di un uomo, del modo in cui sia costretto a vivere secondo binari tracciati per lui da altri. Una storia americana, una riflessione sulla violenza, su quel populismo e fanatismo più becero, frutto di ignoranza e povertà, che anima alcune piccole comunità. Sullo sfondo di una natura viva, di strade e luoghi descritti con una maestria inaudita da Offutt, Virgil affronterà un pellegrinaggio che gli permetterà di acquisire autoconsapevolezza, di discernere la verità dalla menzogna.
Ho adorato questo romanzo e le riflessioni che mi ha portato a fare. In qualche modo, ho provato empatia per il protagonista. Ognuno di noi, nel proprio piccolo, si è ritrovato a vivere secondo schemi precisi definiti dalla famiglia, dalle convenzioni. Il Fratello Buono mi ha portato a interrogarmi sul senso della libertà, sull’autodeterminazione, e quindi non posso far altro che suggerirvi di leggerlo.
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“Il fratello buono” di Chris Offutt, edizioni minimum fax.
Recensione a cura di Antonio Lanzetta