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“Il fratello buono” di Chris Offutt: recensione libro

The Good Brother, ovvero Il Fratello Buono di Chris Offutt, è un biglietto di sola andata dal Kentucky al Montana. Virgil Caudill è un tipo tranquillo. Vive in una roulotte in una conca, sugli Appalachi. Una vita così tranquilla e senza pretese, che scorre come un ruscello tra le colline, a tal punto che Virgil molla il college per lavorare come netturbino.

La sua ambizione, se così possiamo definirla, è quella di diventare caposquadra sul camion dei rifiuti. È cresciuto all’ombra del fratello Boyd, un tipo irrequieto e con la battuta pronta, e questo gli è andato bene. Era Boyd a parlare per entrambi, a sapere la cosa giusta da fare. Virgil avrebbe continuato ad ascoltare questo disco senza stancarsi se a qualcuno, un giorno, non fosse saltato in testa di ammazzare Boyd. La morte del fratello lo costringe a un bivio.

In Kentucky, in quella terra calcata dai pionieri irlandesi e scozzesi arrivati per cercare fortuna, le cose si sistemano ancora alla vecchia maniera. Esistono delle regole, tra i bifolchi. In mezzo ai bar abusivi, ai boschi, tra gli zappaterra che vivono alla giornata, di sussidi e whisky distillato illegalmente. Qualcosa che la modernità e la civiltà non riesce a cancellare. Un odore che li accompagna ovunque vadano, come l’accento che contraddistingue la loro parlata. Un torto arrecato a una famiglia si ripaga con la stessa misura. Tutti intorno a Virgil sanno quale sia la cosa giusta da fare, a partire dalla madre o dalla sorella Sara. Farla pagare al tizio che ha ucciso Boyd. Sparare a un uomo però non è facile e si rischia di ritrovarsi intrappolati in una spirale di vendetta che può costringere Virgil a una scelta difficile.

Le premesse sembrano quelle di un noir, ma Offutt se ne frega di farsi incasellare nei generi e, così come ci aveva raccontato durante una nostra intervista del 2022, ciò a cui ha a cuore, come narratore, è raccontare le persone e i luoghi piuttosto che restare impigliato negli intrecci della trama. Il Fratello Buono è un campionario di volti e storie di quell’America di cui noi italiani riusciamo a cogliere solo le sfumature. Potrebbe essere un libro Grit Lit, una storia di frontiera, di un uomo, del modo in cui sia costretto a vivere secondo binari tracciati per lui da altri. Una storia americana, una riflessione sulla violenza, su quel populismo e fanatismo più becero, frutto di ignoranza e povertà, che anima alcune piccole comunità. Sullo sfondo di una natura viva, di strade e luoghi descritti con una maestria inaudita da Offutt, Virgil affronterà un pellegrinaggio che gli permetterà di acquisire autoconsapevolezza, di discernere la verità dalla menzogna.

Ho adorato questo romanzo e le riflessioni che mi ha portato a fare. In qualche modo, ho provato empatia per il protagonista. Ognuno di noi, nel proprio piccolo, si è ritrovato a vivere secondo schemi precisi definiti dalla famiglia, dalle convenzioni. Il Fratello Buono mi ha portato a interrogarmi sul senso della libertà, sull’autodeterminazione, e quindi non posso far altro che suggerirvi di leggerlo.

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“Il fratello buono” di Chris Offutt, edizioni minimum fax. 

Recensione a cura di Antonio Lanzetta

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Redazione

Redazione della pagina web www.thebookadvisor.it

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