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“Hijo de puta, la parabola di un legionario” di Orietta Cicchinelli

Quando una vita diventano due, tre, o anche quattro.

Così può sintetizzarsi la storia raccontata nel primo romanzo di Orietta Cicchinelli per MGC Edizioni, una parentesi di 10 anni trascorsi nella legione spagnola, tra crudeltà, vere o apparenti, guerriglie, aggressioni, tecniche di combattimento, tattiche e strategie, obiettivi da conquistare o da difendere, senza guardare in faccia nessuno, colpendo duro e colpendo per primi, come da manuale del bravo legionario.

Hijo de puta

È la storia di Hijo de Puta, un nome una garanzia, che nella vita “normale” si chiama Giovanni ed è del 1948, raccontata dall’autrice su istigazione di Tony Lupetti, volontario della Caritas di Roma che ha realizzato l’incontro tra i due.

Così l’autrice, giornalista di professione, ha dato libero sfogo al suo istinto di cronista, passando con nonchalance dall’intervista al romanzo vero e proprio

Molto interessante l’appendice che riporta la riproduzione delle pagine del quadernetto degli appunto del nostro, con i codici di comunicazione, alcune parole chiave in varie lingue, metodi di calcolo delle distanze, tecniche di imboscate o accerchiamento, insomma il manuale del perfetto legionario, che conosce e riconosce solo l’obiettivo da raggiungere.

La narrazione non scende mai in dettagli troppo cruenti ed è molto fluida nonostante l’asperità del contenuto, e non manca di momenti di grande umanità, a partire dalla solidarietà tra compagni nei confronti del nemico, che da un giorno all’altro può essere chiunque.

Una sorta di metafora della battaglia della vita, della lotta di tutti i giorni.

Il protagonista alloggia tuttora presso la Caritas e vive serenamente, seppur malato, nel suo oceano di ricordi.

A cura di Alessandro Tozzi

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Redazione

Redazione della pagina web www.thebookadvisor.it

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