“Città dei morti” di Herbert Lieberman: recensione libro

Con Città di Morti di Herbert Lieberman probabilmente ho commesso lo stesso sbaglio di molte altre persone, acquistando il romanzo all’uscita in Italia nel 2018 e lasciandolo su una mensola della mia libreria ad aspettare il momento giusto. L’istante in cui ho compreso che non potevo considerarmi un lettore appassionato di letteratura americana senza averlo letto e, cosa ben più grave, un autore di narrativa di genere non avendo tra le basi, nel mio baule con gli attrezzi del mestiere, questo romanzo. E non smetterò mai di ringraziare Luca Briasco e la gente di Minimum Fax che sono rimasti tra i pochi in Italia che fanno ancora editoria di qualità.

Città di Morti è un thriller degli anni settanta, pubblicato negli USA nel 1976 e diventato un libro cult in Francia dove, a differenza nostra, ne capiscono sempre tanto di ottimi libri.
Per le prime cento pagine non avevo sinceramente l’idea di cosa cavolo stessi leggendo. Il protagonista, Paul Konig, è un anatomopatologo di New York, un vero luminare che si trascina di cadavere in cadavere, in questa città grigia, sporca, con gli edifici popolari occupati dai tossici e i ristoranti multietnici in cui pranzare. Lieberman rende Paul Konig una persona vera, reale, a tal punto che – dopo le fatidiche 100 pag – inizio a fregarmene della trama, mi importa solo di Konig, delle cose che dice, di quello che fa, e mi ritrovo a seguire tre strade contemporaneamente: la scomparsa della figlia e il suo ruolo di padre assente, un caso di corruzione che colpisce l’ufficio di medicina legale di NY, e il mistero di corpi smembrati e ritrovati nel degrado di un capanno abbandonato.
Credetemi, in un universo di thrillerini usa e getta, di ragazze sul treno, pazienti silenziose, mogli che ammazzano mariti, commissari dalla battuta sempre pronta, personaggi e storie tutte uguali, caricatura di fiction televisive di serie B, Città di Morti è quel libro necessario. Si colloca su un piedistallo, insieme ad altre bombe della letteratura di genere tipo Io ti troverò di Shane Stevens e crea una barriera, la differenza tra libri belli e brutti, tra la letteratura e qualche banale ora di intrattenimento e prodotto del marketing.
Ora devo necessariamente leggere tutte le altre pubblicazioni di Lieberman.

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“Città dei morti” di Herbert Lieberman, Edizioni Minimum Fax.

Recensione a cura di Antonio Lanzetta

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