“L’amore imperfetto”: una chiacchierata con Nunzia Volpe

È il vissuto, la storia personale, insieme alla coscienza, a determinare, poi, quale delle due forze, in un determinato momento, prevarrà sull’altra.

La storia è quella di Sofia, una ragazza che scoprirà cos’è l’amore dopo essere nata e cresciuta dove amore non ce n’è mai stato davvero. Questo romanzo comincia con la morte, violenta e presumibilmente per mano del papà di Sofia, della mamma della ragazza. Ne segue una ricostruzione della vita prima dell’avvenimento alternata a quel che sta accadendo dopo la tragedia. Ne viene fuori una storia forte, complessa da affrontare anche per chi semplicemente la legge. L’amore imperfetto scava nel profondo, sembra si approcci a temi già sentiti ma, in realtà, ne tira fuori tutti gli aspetti che nessuno conosce, che sembrano non esistere mai ma che in realtà sono lì, in tutta la loro durezza, anche se parlarne è difficilissimo. La scelta di Nunzia Volpe, al suo secondo romanzo, è complessa e coraggiosa. De L’amore imperfetto ho parlato direttamente con l’autrice, quel che è venuto fuori è tutta la complessità di un romanzo che è un necessario pugno nello stomaco.

Sono nata e cresciuta in un quartiere popolare della periferia di Milano dove il degrado e la violenza erano all’ordine del giorno: in strada così come a scuola e nelle case, in famiglia, dove talvolta i genitori stessi erano figure impreparate, incapaci, di amare in modo sano i propri figli. Le conseguenze di tali incapacità, a volte, sono state tragiche. Vivere in contesti di questo genere, dove rifiuto, abbandono, svilimento e maltrattamento sono il quotidiano, segna. Nel bene e nel male. E, o si trova la forza per “rinascere”, per “reinventarsi”, per “ricostruirsi” positivamente o ci si perde. Con questo romanzo, quindi, ho voluto mettere in discussione totem, stereotipi, che per la nostra società sono intoccabili: la famiglia che accudisce, la madre che ama, il padre che protegge. Scrivere L’amore imperfetto è stato un mio personalissimo atto di coraggio, qualcosa che dovevo soprattutto a me stessa.

È sempre doloroso avvicinarsi al lato oscuro dell’essere umano, tuttavia, ci piaccia o no, esiste e fa parte di noi, di tutti noi. Con i miei romanzi cerco di portare a galla ciò che molti preferiscono non vedere; credo sia, per me, un modo di rivendicare la luce. Guardatemi, dicono le mie storie, ascoltatemi, perché queste cose esistono, accadono, sono vicine a tutti noi e magari molto più di quanto si pensi, perciò basta girare lo sguardo, basta chiudere gli occhi e tapparsi le orecchie. Siamo tutti responsabili.

Sofia è la dimostrazione che in ognuno di noi alberga sia il bene che il male. È il vissuto, la storia personale, insieme alla coscienza, a determinare, poi, quale delle due forze, in un determinato momento, prevarrà sull’altra. Nessuno di noi è solo luce o solo ombra e con Sofia ho tentato di creare un personaggio che lo dimostri.

Qualora il mio lettore fosse un adulto vorrei che riflettesse sul fatto che la violenza domestica è molto più frequente di quanto si creda e che, non sempre, il carnefice è unicamente il maschio di casa. Vorrei che gli adulti (genitori e insegnanti in primis) aprissero gli occhi, prestassero attenzione a ciò che avviene loro intorno. In caso di lettori tra i ragazzi, vorrei che riflettessero sulla capacità di Sofia di affidarsi- nonostante tutto nella sua vita le abbia urlato il contrario – a chi le porge la mano, a chi le dimostra amicizia e amore. Se è vero che l’amore può salvare, infatti, è fondamentale dare all’amore la possibilità di farlo. Ai ragazzi vorrei anche dire che se gli adulti fanno loro del male, se li offendono, se li denigrano, la colpa è degli adulti e da chi ci fa del male ci si deve allontanare, chiunque esso sia. Non è amore se i genitori picchiano, maltrattano, insultano, non è amore se papà picchia, maltratta e insulta la mamma, così come non lo è se lo fa la mamma al papà. È sbagliato, è un reato e se non si ha il coraggio di denunciare almeno si abbia il coraggio di salvarsi rivolgendosi alle associazioni contro la violenza del territorio, telefonando al numero 1522 dove persone preparate e sensibili sono a disposizione di chiunque chiami per chiedere aiuto o consiglio.

Al momento il mio terzo romanzo è in valutazione presso le case editrici. Anche questa storia tratta argomenti scomodi, di cui si preferirebbe non parlare ma c’è anche tanta amicizia, resilienza e amore. Da qualche settimana, invece, sto giocando con l’idea di una quarta storia ma è troppo presto per sapere se ne uscirà qualcosa di buono.

L’amore imperfetto è edito Mursia editore. Biro & Taccuino

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