In Diretta con gli Autori: Raffaele Mozzillo

Raffaele Mozzillo per la rubrica “Dopo la prima” presenta nel gruppo Facebook Book Advisor il libro “Calce, o delle cose nascoste” edizioni Effequ risponde alle domande dei lettori. Dialoga con l’autore Emanuela Cocco.

Diretta del 18 aprile 2020.

Link alla diretta nel gruppo Book Advisor qui

Sinossi del libro “Calce, o delle cose nascoste” di Raffaele Mozzillo

Micaela a sedici anni ha messo al mondo un bambino di cui nessuno sapeva nulla: questo evento è la luce che svelerà le ombre di ogni altro componente della famiglia Coppola. Tre generazioni della famiglia si diramano in questa storia: dall’hinterland del Sud Italia alla Svizzera, per poi tornare, emergeranno cose nascoste e concatenazioni di eventi che si stringeranno come un anello intorno ai Coppola, fino a soffocare la famiglia. Mentre la vicenda e le generazioni si ramificano negli anni, passano la migrazione italiana, i lavoratori stagionali, i bambini invisibili e i pregiudizi a non finire; il caporalato, l’impossibilità di vivere del proprio lavoro nei limiti della legalità e lo sfruttamento degli immigrati; e la Napoli notturna contemporanea, ambivalente e mai sazia di bellezza e brutture.

Proposto per il Premio Strega 2020 da Filippo La Porta: «Perché è un reportage narrativo minuzioso sugli emigrati italiani (500.000!) in Svizzera negli anni Sessanta (percepiti come “brutti, sporchi e cattivi”), che ci fa entrare nelle loro baracche, e fin negli armadi dove si nascondono i bambini perché è vietata la ricongiunzione del nucleo. Perché ci racconta una storia recente che farebbe bene alla nostra coscienza civile di oggi, ricordandoci che la parola d’ordine degli svizzeri xenofobi – che per un soffio persero il referendum – era “prima gli svizzeri!” Perché è un romanzo epico-lirico, spietato e commosso, che tratta frontalmente la Famiglia, architrave della storia sociale del nostro paese, luogo quasi impenetrabile di affetti reali, perversioni segrete e scheletri nascosti. Perché è una narrazione polifonica, tra Italia e Svizzera, fitta di personaggi ritratti in modo incisivo e che disegnano una genealogia “mitica”: dal patriarca mastro Michele – e dalla moglie Carmela – alla sorella Rosa, a Salvatore e Irina, a Micaela… Perché ci dà una rappresentazione della morte in un reparto oncologico che non ci dimentichiamo: “ogni morte tiene un alito specifico che soffia piano finché non c’è più. A quel punto quando la vita si è dissolta anche la morte muore, gli odori cominciano invece a rassomigliarsi tutti”. Perché dal punto di vista della tecnica narrativa alterna la terza persona a una seconda persona usata in modo virtuosistico. Perché una bambina a 9 anni vede due tossici che si scambiano le siringhe e poi si baciano appassionatamente, fino a lasciarsi cadere a terra tramortiti, e ne resta segnata (straordinaria immagine simbolica di un quotidiano in cui si mescolano amore e degrado). Perché ci parla di crepe lasciate dalla calce sulla parete che non puoi sistemare con due colpi di spatola, e che ci costringono a una resa dei conti: o precipitando o aprendoci a una verità che potrebbe salvarci.»

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